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Guerra a Isis, tutto sul vertice voluto da Papa Francesco

L’avanzata dei miliziani dello Stato islamico continua, Iraq e Siria non sembrano riuscire a debellare il fenomeno neppure con l’aiuto dei bombardamenti aerei operati dagli Stati Uniti e dagli alleati (molti dei quali arabi). La Chiesa non sta a guardare e, dopo la missione dello scorso agosto del prefetto di Propaganda fide, il cardinale Fernando Filoni – colui che durante l’ultima Guerra del Golfo non si mosse dal suo ufficio di Baghdad, dov’era in qualità di rappresentante diplomatico della Santa Sede –, il Papa ha convocato i nunzi della regione in Vaticano per un vertice che dovrà fare il punto sulla situazione.

VERTICE DI TRE GIORNI IN VATICANO

Il vertice s’è aperto questa mattina e che si chiuderà sabato. A salutare i presenti è stato Francesco, nei locali della Biblioteca della Segreteria di Stato. Partecipano alla riunione i rappresentanti pontifici in Egitto, Israele-Palestina, Giordania-Iraq, Iran, Libano, Siria e Turchia. A loro si aggiungono i rappresentanti della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York e Ginevra e presso l’Unione europea.

CHI PARTECIPA

Per la curia romana, siedono al tavolo il Segretario di Stato, il cardinale Parolin, il sostituto Becciu, il segretario e il sottosegretario per i Rapporti con gli stati, Mamberti e Camilleri; quindi il cardinale Filoni e i responsabili della Congregazione per le Chiese orientali, del Pontificio consiglio per il Dialogo interreligioso, di quelli per l’Unità dei cristiani, Giustizia e Pace, Migranti e Cor Unum. Il Papa, aprendo i lavori, “ha auspicato che si possano individuare iniziative e azioni a più livelli, al fine di manifestare la solidarietà di tutta la Chiesa verso i cristiani del Medio Oriente e coinvolgere anche la comunità internazionale e tutti gli uomini di buona volontà, così da rispondere ai bisogni delle numerosissime persone che soffrono nella regione”, sostiene una dichiarazione del portavoce, padre Federico Lombardi

L’INTERVENTO DEL CARDINALE PAROLIN ALL’ONU

Poco prima del vertice, il cardinale Parolin aveva preso la parola dinanzi all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e, a proposito della minaccia integralista, aveva affermato come sia “lecito e urgente, per fermare l’aggressione, ricorrere all’azione multilaterale e a un uso proporzionato della forza”, sottolineando che si ha “la responsabilità di proteggere i più deboli”. Parolin si è anche rammaricato dell’inerzia della comunità internazionale davanti alle persecuzioni  “dei cristiani e delle minoranze etniche” in Iraq e Siria. Una persecuzione che il segretario di stato ha definito “atroce”.

“NON VI SONO RAGIONI CHE GIUSTIFICHINO QUANTO STA ACCADENDO” 

Concetto ribadito con forza anche dal Pontefice, questa mattina, salutando il catholicos patriarca della Chiesa assira d’Oriente, Mar Dinkha IV. “Il nostro incontro è segnato dalla sofferenza che condividiamo per le guerre che stanno attraversando diverse regioni del Medio Oriente e in particolare per le violenze che stanno colpendo i cristiani e gli appartenenti ad altre minoranze religiose, specialmente in Iraq e in Siria. Quanti nostri fratelli e sorelle stanno soffrendo una persecuzione quotidiana!”, ha aggiunto Francesco: “Quando pensiamo alla loro sofferenza, ci viene spontaneo andare al di là delle distinzioni di rito o di confessione: in essi è il corpo di Cristo che, ancora oggi, viene ferito, colpito, umiliato”. Infine, ha sottolineato ancora il Papa, “non vi sono ragioni religiose, politiche o economiche che possano giustificare ciò che sta accadendo a centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini innocenti”.

 MONS. GALANTINO CONTRO “LE COSIDDETTE MISSIONI DI PACE”

Meno articolata è la posizione del segretario generale della Cei, il vescovo di Cassano allo Jonio, mons. Nunzio Galantino, che di bombe per schiacciare i tagliatole non vuol sentir parlare, come senza senso – a suo dire – sono le  “cosiddette missioni di pace”: “Un intervento militare massiccio creerebbe molti più problemi di quanti invece non ne sta risolvendo”. E poi, “torno a dire che ho i miei dubbi nel poter affermare che l’esercito possa risolvere certi problemi. Certo, l’esercito come presidio deve esserci, però – ha aggiunto – molto spesso i nostri presidi come le nostre missioni cosiddette di pace, finiscono per essere delle missioni che si lasciano coinvolgere allegramente o tristemente in situazioni di guerra”.

“DIALOGARE CON I MILIZIANI”

La ricetta è un’altra, ha aggiunto Galantino: “Continua a essere importante la strada che Papa Francesco sta indicando”, che “è quella del dialogo. E’ molto più faticosa, richiede molto più investimento di energie, ma è la strada che sembra più idonea in questo momento”.

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