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Piccoli imprenditori: ladri, evasori e sfruttatori

di Roberta Galeotti
Mai più condoni fiscali e lotta spietata agli evasori‘ sentenzia il ministro dell’economia Padoan.
Ma chi sono gli evasori?
Sono veramente gli evasori il problema di questa Italia marcia?

Storie di corrotti, di mafiosi e camorristi, eppure la ragione vera della crisi economica e sociale italiana a sentire Padoan sembrerebbe risiedere nella classe degli imprenditori.
In Italia, per troppe persone, ‘imprenditore’ è sinonimo di ladro, sfruttatore di poveri lavoratori ed evasore fiscale.
Un luogo comune voluto da una certa politica di sinistra che ha fomentato questo luogo comune, ripudiando un tessuto enorme di persone oneste, capaci di svolgere una professione, che ha dato vita ad una rete di piccole aziende che rappresenta lo scheletro economico dell’Italia.
Le piccole e piccolissime imprese sono il vero tessuto sano di questa Italia marcia. Eppure non sono nè difese nè tutelate.
Non si può mai generalizzare, la mela marcia si può trovare ovunque, ma  vorrei stimolare una riflessione sui piccoli imprenditori, quelli che ogni giorno lottano per sopravvivere…

In una economia ferma, in cui i consumi delle famiglie sono ridotti al minimo storico, ogni imprenditore onesto si è ritrovato nel 2013 e nel 2014 a dissipare ciò che aveva messo da parte con tanto duro lavoro negli anni precedenti.
Si è trovato a combattere per pagare…
Per pagare l’affitto, i dipendenti, i contributi, i professionisti, le bollette, l’Iva, l’Irpef, la tassa dei rifiuti, l’iscrizione alla camera di commercio e tutte quelle tasse e tassette che inchiodano, incartano e incasinano la vita di ogni italiano.

Poi ci sono le cartelle…
Per ogni anno di attività arrivano almeno tre o quattro cartelle l’anno dall’agenzia delle entrate che contesta la congruità delle dichiarazioni, ma pur avendo pagato un professionista per la dichiarazione dei redditi, l’imprenditore è costretto a fare opposizione e a rincorrere commercialisti e avvocati per cercare di far valere le proprie ragioni.

Poi ci sono i crediti…
I privati ormai pagano a 120, 150 giorni, se e quando pagano! mentre la pubblica amministrazione può impiegare anche un anno per saldare le fatture.

Un anno di ritardo negli incassi significa mancanza di liquidità, significa non riuscire a pagare gli stipendi, l’affitto, le bollette e i contributi… quindi il povero imprenditore cerca di aumentare il fatturato per tentare di pagare almeno gli stipendi e salvare l’attività e, magari, salta due mesi di contributi, così il DURC non è più regolare e quando le P.A. sono finalmente pronte per saldare il loro debito, non possono ottemperare per la mancanza di regolarità del DURC.
Se poi si azzarda a tagliare i dipendenti, licenziando per difficoltà economiche l’ultimo degli assunti, si ritrova, suo malgrado, davanti ad un giudice del lavoro con una causa di qualche decina di migliaia di euro. Incentivato dal suo stesso avvocato (pagato fior di soldini!) a trovare un accordo, pur essendo nel giusto, si trova costretto ad accettare una mediazione pur di evitare una causa di lavoro e così paga qualche migliaia di euro al lavoratore purchè ritiri la denuncia… Un’estorsione autorizzata!

Questi sono i grandi evasori italiani?

Non hanno conti off shore e non dispongono di proprietà all’estero. La maggior parte di loro, chi può permetterselo, cerca di fare una vendita in nero per poter incassare due soldi per fare la spesa e non tornare a casa a mani vuote.

Questi italiani sono quelli che sono in trincea ogni giorno.

Non sono i dottori che prendono 180 euro a visita a nero; non sono le migliaia di ‘vu cumprà‘ mandati nelle piazze italiane dalla malavita per i loro giri a nero e non sono nemmeno le migliaia di spacciatori che alimentano tutto un tessuto marcio di malavitosi e di accondiscendenti corrotti.

Non sono le grandi aziendi edili che per accaparrarsi gli appalti ungono ruote marce del sistema pubblico con fior di soldi A NERO.

Cerchiamo, dunque, di non prendere in giro gli italiani, che sono stanchi ma non fessi.
In Italia l’intervento più saggio e sano che si possa immaginare, caro Padoan, è abbattere al minimo le tasse, portandole ad un massimo del 20% e mettere tutti nella condizione di pagare.
Azzerare con un condono fiscale tutte le cartelle folli, contestate a milioni di piccole e piccolissime aziende e andare ad attaccare le vere mele marce che corrompono l’Italia nel suo intero sistema.

Perchè le centinaia di migliaia di euro contestate dal fisco a grandi figure pubbliche, sono state condonate e transate in poche migliaia di euro?
Perchè per Pavarotti o Valentino Rossi si è potuto fare e per gli altri italiani no. Le cifre si equivalgono!
Voglio portare un esempio che mi è molto vicino.
Nel post terremoto a L’Aquila sono state sospese le tasse per un anno. Non voglio soffermarmi su nessun aspetto di nessun ordine, nè psicologico, emotivo o emozionale, voglio evidenziare la crescita esponenziale dei consumi in quell’anno in cui la moneta é circolata e gli aquilani hanno speso, rendendo l’economia viva e reativa.
Poi è tornata la morsa asfissiante delle tasse che hanno immobilizzato tutto, a L’Aquila come nel resto d’Italia.

In Irlanda nel 1997 sono state abbattute a zero le tasse per i primi 5 anni per tutte le nuove aziende che si sarebbero insediate. L’Irlanda è uscita dalla crisi e oggi è la culla delle più grandi aziende mondiali.


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