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Benvenuti al teatrino renziano sull’articolo 18

Anvedi che Marino fa l’esternalizzazione/e caccia gli orchestrali/da sotto er Cupolone.

Diego Della Valle si presenta a Servizio pubblico e annuncia che farà una sua proposta di governo, forse un partito politico di carattere personale. Si chiamerà  “Della Valle dell’Eden”?

Detto in confidenza, sono molto più somiglianti ad una norma di delega  – minimamente in linea con quanto sancito dall’articolo 76 della Costituzione – i punti contenuti nell’odg votato, il 29 settembre, dalla direzione del Pd che non l’emendamento 4.1000 sostitutivo dell’articolo 4 approvato in Commissione Lavoro del Senato. Si chiama eterogenesi dei fini. Un partito approva una norma, mentre il Senato vota un documento.

La vicenda dell’articolo 18 rasenta il paradosso. Per mesi si confrontano due linee, contenute una nel testo originale del AS 1428 e l’altra in un emendamento “centrista” a prima firma Ichino. Poi il Governo concorda con il relatore un emendamento sibillino, aperto ad ogni possibile interpretazione, al punto da essere di dubbia costituzionalità perché non è consentito scrivere deleghe con l’aria fritta. Con la prontezza di  abili politici il presidente-relatore  Maurizio Sacconi e il senatore Pietro Ichino sostengono che quella dozzina di parole, contenute nell’emendamento (contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio) mandano in pensione la reintegra, salvo che per i casi di licenziamenti nulli o discriminatori. Il bello è che i primi ad avallare quest’interpretazione sono proprio gli esponenti della sinistra Pd. Poi torna il premier “sòla” dagli States e rilascia un’intervista poche ore prima della direzione in cui addirittura promette di “ammazzare” la reintegra. Il 29 settembre, Renzi, con la faccia di tolla delle migliori occasioni, si rimangia, a partire dalla relazione, buona parte di quanto aveva sostenuto. Infine, arriva il voto sull’odg della direzione, il cui contenuto viene considerato un passo indietro da Ncd e una modifica ancora insufficiente per la sinistra Pd. Noi restiamo convinti che se si fosse partiti con quella soluzione fin dall’inizio (la sanzione per il licenziamento economico può essere solo di carattere risarcitorio, mentre l’opzione-reintegra è affidata al giudice nei casi più gravi di licenziamento disciplinare illegittimo) oggi tutti direbbero, nella maggioranza, che non è in vista nessuna svolta epocale, ma si sta compiendo un passo in avanti importante. Parva, sed apta mihi.

Nelle  elezioni regionali, a partire dall’Emilia Romagna e dalla Calabria, il Ncd rischia di fare la fine dell’asino di Buridano che, incerto se mangiare la paglia o il fieno, morì di fame. Con chi si alleerà il partito di Alfano? Con il Pd  o con FI e le altre formazioni di destra? Non si capisce ancora. Non sarà perché non gli offrono né la paglia né il fieno?

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