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Promemoria per Raffaele Fitto

L’arbitraggio nella partita Juve-Roma ha suscitato reazioni e proteste anche in Parlamento, dove sono state presentate interrogazioni con la richiesta di introdurre, anche nel calcio, l’uso di tecnologie in grado di evitare quegli errori che alterano il risultato delle partite. La vicenda, nello zapping televisivo della serata, ha fatto storcere il naso a qualche “anima bella”. “Ma come? Nel giorno in cui si discute di lavoro e si consuma un ulteriore strappo all’interno del Pd, questi fannulloni stanno a pensare alle partite?”. Eppure lo sport ha spesso svolto un ruolo importante nella vita politica nazionale. Nelle drammatiche ore dell’attentato a Palmiro Togliatti, il 14 luglio del 1948, una folgorante vittoria di Gino Bartali al Tour de France contribuì molto a rasserenare gli animi e – si disse con un po’ di esagerazione – ad impedire la rivoluzione e il relativo bagno di sangue. Lo stesso Alcide De Gasperi volle dare l’annuncio della vittoria in un’Aula in subbuglio. A parte la passione sportiva, restiamo convinti che, in quell’occasione, sia servita molto di più la lucidità di Togliatti che, pur essendo gravemente ferito, riuscì a dire ai suoi: “Non perdete la testa”. E il gruppo dirigente del Pci di allora non era mica quello del Pd di oggi.

Eppure capita che la politica vada a scuola dallo sport. Avete presente il fantacalcio? E’ una sorta di campionato di calcio virtuale dove un gruppo di amici si trasformano, sulla carta, in patron-allenatori di squadre anch’esse virtuali, composte, a loro insaputa, da giocatori il cui punteggio, loro riconosciuto nel campionato vero, consente di costituire la classifica del fantacalcio. Bene. Prendendo esempio dal fantacalcio, una rivista, “La discussione”, ha inventato “Il Parlamento virtuale” (www.parlamentovirtuale.it) dove, iscrivendosi e distribuendosi nelle Commissioni, un migliaio di italiani possono esibirsi, virtualmente, nel grande gioco del legislatore. Per completare il quadro, qualcuno dovrebbe predisporre un’iniziativa complementare: le Procure della Repubblica virtuali. Se si vuole far vivere, sia pure per finta, l’esperienza di chi fa politica bisogna che il quadro sia completo anche nei rischi che si corrono.

Alla fine della passata legislatura io ruppi con il mio gruppo, il Pdl, quando all’improvviso, su ordine di Silvio Berlusconi, decise di non votare più la fiducia al Governo Monti. A dissentire da quella linea di condotta, che poi mi portò a compiere altre scelte politiche, non c’ero solo io. Si diceva che anche Raffaele Fitto nutrisse delle perplessità. Quando gliene parlai, mi guardò dall’alto in basso – non per arroganza perché è una persona educata e gentile, ma solo perché la sua statura è più alta della mia – e mi rispose che lui aveva la responsabilità di 700mila voti e che non poteva correre delle avventure. I fatti gli hanno dato ragione. Il “montismo” è sfociato nella tragedia di Scelta civica, un’esperienza del tutto fallimentare. Anche Fitto, però, dovrà riconoscere che tutti quei voti – di cui porta ancora la responsabilità – gli hanno consentito di approdare al Parlamento europeo, ma non gli sono serviti a tanto nel partito dell’ex Cav, dove è sempre più un ospite indesiderato.

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