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Perché non è preoccupante il calo dei tesserati nel Pd di Renzi

Non si tratta di una questione puramente organizzativa e non è imputabile a Matteo Renzi. Il costituzionalista Francesco D’Onofrio prova ad allargare lo sguardo rispetto alla polemica spiccia in corso tra minoranza e segretario Pd sul calo dei tesseramenti nel partito (meno 400mila iscritti rispetto al 2013 secondo Repubblica).

I CORPI INTERMEDI

“E’ un tema di fondo che riguarda il rapporto tra democrazia, popolo ed elezioni. Negli ultimi decenni si stanno riducendo le società intermedie. Partiti, sindacati, organizzazione di categoria che in passato in Europa sono stati molto forti perché contribuivano a definire l’identità territoriale, politica, lavorativa, culturale e religiosa dei cittadini oggi hanno sempre meno importanza”, spiega il professore emerito della Sapienza a Formiche.net.

VERSO IL MODELLO USA

Oggi conta sempre di più il momento delle elezioni, in un modello molto diverso, simile a quello americano: “Il cittadino percepisce di avere una voce quando va a votare, non certo iscrivendosi ai partiti. Ecco allora che essi tendono a diventare sempre più comitati elettorali in cui al centro c’è un leader. Anche il finanziamento di conseguenza non è più di partito ma finalizzato alla fase del voto”.

NUOVI SCHEMI

E’ una stagione politica nuova, rileva D’Onofrio e “non ha senso incolpare Renzi, Berlusconi o Grillo. Ha senso piuttosto provare a capirla e ad affrontarla con nuovi schemi”.



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