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Chi continua a mettere i bastoni tra le ruote al gasdotto Tap

Continua il travaglio della Trans-Adriatic pipeline, il gasdotto italo-greco-albanese con cui “l’oro blu” azero giungerà in Europa, precisamente in Puglia, sulle coste di San Foca.

L’ORDINANZA DEL COMUNE

Un’ordinanza dell’ufficio tecnico del Comune di Melendugno notificata oggi ai tecnici impegnati nei carotaggi sui terreni agricoli interessati dal passaggio dell’infrastruttura, intima la sospensione dei lavori.
Una direttiva che in un comunicato il vertice italiano di Tap dice di voler rispettare, ma che impugnerà in tempi brevissimi.

COSA VIENE CONTESTATO

Per i tecnici comunali – spiega La Repubblica – “non risulta infatti sufficiente il decreto con cui la Prefettura di Lecce, il 30 maggio scorso, ha autorizzato l’accesso alle proprietà ricadenti lungo il tracciato a terra del gasdotto, poiché lo stesso accesso deve avvenire “previa acquisizione di ulteriori necessarie autorizzazioni o nulla osta in base alle disposizioni vigenti”. Permessi di cui, sostiene da due giorni il Comune di Melendugno, la Trans-Adriatic Pipeline non è in possesso“.

LE ALTRE GRANE

Non è il primo problema che l’impresa responsabile per la costruzione del gasdotto ha dovuto affrontare in questi mesi e anni. A luglio scorso fu l’Europa a riconoscere la strategicità del progetto – tanto più urgente a fronte della crisi ucraina –  con un finanziamento di 600-700 milioni di euro erogati dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e dagli istituti consorziati.

Questo non fermò le tante resistenze  “nimby” di politica locale e comitato no Tap, in subbuglio persino per la sponsorizzazione da parte del consorzio di alcune feste patronali. La Regione Puglia, non potendo intervenire sulla destinazione finale del gasdotto, ha espresso il proprio dissenso rispetto alla scelta di San Foca, ma si è proposta di mediare con la società e i comuni per la scelta di un sito condiviso.

LA FIDUCIA DI TAP

Tap si dice comunque “certa della legittimità e correttezza del proprio operato e in particolare della possibilità di eseguire le indagini geotecniche in corso sulla base degli atti e delle autorizzazioni già ottenute“. La sospensione dei carotaggi “non può peraltro oscurare – prosegue la nota – il segnale che arriva oggi con la pubblicazione su due quotidiani (uno nazionale e uno regionale), sul sito web della Regione Puglia e all’Albo pretorio del Comune di Melendugno dell’avviso di avvio del procedimento di Autorizzazione Unica“.

Si tratta, sottolinea il consorzio, dell’ultimo step dell’iter autorizzativo, cioè “la conferenza di servizi presso il ministero dello Sviluppo economico che dovrà nei prossimi mesi licenziare il progetto dell’opera e rilasciare l’Autorizzazione Unica“.

Con questa autorizzazione Tap “conta di aprire i cantieri nei primi mesi del 2016: un obiettivo che – conclude la società – grazie alla qualità del progetto e al convinto supporto del governo italiano e dell’Unione europea, Tap è sicura di poter centrare“.

L’APPELLO DI RUSSO

Bisogna però affrettarsi perché il tempo perso dall’Italia potrebbe costare caro. A denunciarlo è stato lo stesso Giampaolo Russo, numero uno di Tap Italia, in un suo intervento al seminario “Verso il G7 Energia” tenuto il 5 maggio scorso nella sede romana del Centro Studi Americani. Un tema su cui il country manager è tornato durante l’ultimo Nimby forum nella Capitale. Sull’Italia grava la pressione della concorrenza croata, decisa a “scippare” l’infrastruttura all’Italia, nonché la possibilità che questo fallimento porti a un deterioramento dei rapporti con un importante partner commerciale come l’Azerbaijan.

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