Dopo i molteplici allarmi lanciati negli Usa, esperti e strateghi s’interrogano: il virus Ebola potrebbe essere usato dall’Isis come arma biologica?
CHI PREVEDE UN ATTACCO
Dalle colonne di Forbes, il capitano Al Shimkus, professore di sicurezza nazionale presso lo US Naval War College, lo ha definito uno scenario plausibile. “Un individuo esposto al virus potrebbe essere il vettore” attraverso cui difforndere la malattia“, ha spiegato.
Con una parte significativa dell’Africa occidentale flagellata dall’epidemia, commenta l’esperto, “non sarebbe difficile per un gruppo terroristico” appropriarsi di “alcuni fluidi corporei infetti da utilizzare altrove in un altro momento“.
LA TATTICA
I malintenzionati non avrebbero “nemmeno bisogno di “isolare” il virus“, ha aggiunto Shimkus, docente in un corso di guerra chimica e biologica. Se l’Isis avesse voluto, avrebbe inviato, in una regione in cui ha attecchito la malattia, una mezza dozzina di suoi jihadisti e fatti esporre intenzionalmente al virus. Una volta infettati se stessi, avrebbero solo dovuto cercare di interagire con il maggior numero di persone nella loro città o in un Paese a scelta.
ALTO RISCHIO
A pensarla come Shimkus – rimarca Vox – non sono in pochi. Due deputati repubblicani, Mike Kelly e Joe Wilson, hanno avvertito che alcuni terroristi infetti potrebbero commettere attentati suicidi come uomini bomba. Fox News ha sostenuto che un sacchetto di vomito proveniente da malati di Ebola “equivarrebbe a una bomba sporca“. E ora Marc Thiessen, un ex ghostwriter dell’amministrazione Bush, ha scritto sul Washington Post un articolo in cui immagina che alcuni terroristi potrebbero seminare il panico negli shopping-mall americani.
CHI NON CI CREDE
A smentire categoricamente un possibile uso del virus come arma, o quantomeno a ridimensionarne l’efficacia, è invece Nicholas G. Evans, bioeticista presso l’Università della Pennsylvania specializzato in biosicurezza e bioterrorismo. In un articolo su Slate, l’esperto ha spiegato che questa sarebbe una strategia poco proficua.
“Qualcuno con Ebola non è contagioso fino a quando ha dei sintomi, e anche allora, spesso non vi è solo che una piccola finestra per l’azione prima che la malattia si impadronisca del corpo del malato“. In poche parole, una volta contratto il virus, è improbabile che si abbia il tempo di infettare qualcuno a causa del rapido deperimento fisico e mentale a cui si è sottoposti. Nei Paesi sviluppati, conclude Evans, “la minaccia più grande non sono i terroristi, ma la paura“, sottolineando come a suo dire questi scenari producano solo eccessivo allarmismo.
COME AVVIENE IL CONTAGIO
La trasmissione del virus avviene per contatto interumano diretto con organi, sangue e altri fluidi biologici (ad esempio saliva, urina, vomito) di soggetti infetti (vivi o morti) e indiretto con ambienti contaminati da tali fluidi.
I NUMERI DELL’EPIDEMIA
Finora, secondo gli ultimi dati forniti dall’Oms, Ebola ha tolto la vita ad oltre 4.540 persone tra Liberia, Sierra Leone e Guinea. Una cifra che l’organizzazione crede tuttavia in forte difetto, perché almeno la metà dei casi non sono registrati e il tasso di mortalità si aggira al 70%. Numeri che farebbero pensare piuttosto che le vittime sorpassino le 12mila, in un momento in cui non c’è nessun segnale che la diffusione del virus stia frenando.