Skip to main content

Amazon, Ikea, Pepsi e non solo. La lavatrice fiscale del Lussemburgo imbarazza Juncker

Un’evasione fiscale su scala industriale è stata scoperta da un’investigazione giornalistica internazionale senza precedenti fatta da 80 cronisti. Il Lussemburgo finisce nell’occhio del ciclone per la diffusione di documenti sensibili riguardanti importanti multinazionali, anche italiane. Annuncia una forte reazione Jean Claude Juncker, il lussemburghese presidente della Commissione Europea, già primo ministro del piccolo Paese dal 1995 al 2013.

COSA
Secondo i documenti trapelati ci sarebbero state corsie preferenziali individuate da Pricewaterhouse Coopers, una delle più grandi società di revisione del mondo, ad appannaggio di centinaia di clienti aziendali. L’obiettivo? Accreditare le aziende per ottenere sgravi fiscali, tramite escamotage finanziari che prevedevano di finanziare società consorelle al fine di ridurre, o addirittura eliminare, il reddito imponibile.

CHI L’HA SCOPERTO
Il consorzio della stampa investigativa internazionale si è rapportato con una serie di media partner per analizzare i bilanci e per richiedere le autorizzazione di documenti ai tribunali. Del consorzio fanno parte The Guardian, Süddeutsche Zeitung e NDR / WDR in Germania, Canadian Broadcasting Corporation, Le Monde, la giapponese Asahi Shimbun, CNBC, Politiken in Danimarca e il brasiliano Folha de S. Paulo.

LISTA
Pepsi, FedEx e Ikea sono solo alcune delle trecento note multinazionali accusate di aver beneficiato di vantaggi fiscali dal governo del Lussemburgo. L’elenco pubblicato dal Consorzio internazionale di giornalisti investigativi, si basa su una lunga lista di documenti al cui interno si trovano 548 cosiddette lettere di patronage che il Lussemburgo – secondo le accuse – aveva fornito alle imprese in cerca di un trattamento fiscale favorevole.

CHI C’E’
Trecentoquaranta multinazionali come Accenture, Abn Amro, Abbott Laboratories, American International Group (AIG), Amazon, Blackstone, Deutsche Bank, Coach, HJ Heinz, JP Morgan Chase, Burberry, Procter & Gamble, Carlyle Group e Abu Dhabi Investment Authority, Ikea, Pepsi, FedEx. Oltre alle italiane Finmeccanica, Banca delle Marche Group, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Gruppo Banca Sella, Intesa Sanpaolo Group, Ubi banca, Unicredit. Le più numerose sono le società americane e inglesi, poi quelle tedesche, olandesi e svizzere. L’Ue segue la pista degli accordi sottoscritti tra Amazon e il Lussemburgo, che potrebbero aver avuto il vantaggio di sottostimare i profitti della multinazionale Usa.

REAZIONE
Juncker ha annunciato che le indagini proseguiranno anche grazie al coordinamento del nuovo commissario alla concorrenza Margrethe Vestager. “Non voglio ostacolarle, sarebbe inaccettabile”, ha detto. La relazione completa dell’inchiesta arriva alla vigilia di una delicata riunione dei ministri delle finanze dell’eurozona a Bruxelles, dove la questione dei regimi preferenziali lussemburghesi sarà trattata. Molte multinazionali hanno operato in Lussemburgo, nonostante le sue piccole dimensioni e una popolazione di soli 525.000. Ma il modello di business del Paese ha suscitato l’attenzione delle autorità europee in merito al fatto che talune politiche possano aver creato un indebito vantaggio rispetto ad altri paesi.

twitter@FDepalo


CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter