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Matteo Salvini è lo specchio della debolezza di Forza Italia

La politica italiana si avvia verso la fine dell’anno con la certezza di una probabile accelerazione. Già si è aperto il nodo Quirinale, di fatto mai chiuso dopo la rielezione pro tempore di Giorgio Napolitano nel 2013, e Matteo Renzi ha deciso di schiudere un varco con il M5S per vagliare le molte possibilità che potrebbero determinarsi casomai il misterioso patto del Nazareno dovesse sfilacciarsi.

In un quadro come questo, in cui Forza Italia si vede schiacciata da ambo i lati, con una corrosione che non pare mietere alternative, le elezioni anticipate non sembrano per niente un’assurdità. E tutto ciò è un motivo valido per affrettare la sacrosanta approvazione della nuova legge elettorale, un obiettivo che Renzi potrebbe raggiungere anche senza il sostegno di Berlusconi.

Una cosa, in definitiva, appare molto chiara. Il PD, che sente il morso del fronte sindacale alla sua sinistra, sia all’interno che all’esterno, è indotto ad intercettare direttamente e a coagulare indirettamente l’area centrista. Fatto quest’ultimo che suona come un pugno nello stomaco per alfaniani e popolari, ma anche come un rischio per Forza Italia.

Renzi guarda al centro e l’opposizione moderata si consuma inesorabilmente. Da questa situazione beneficia soprattutto Matteo Salvini. Il segretario della Lega, infatti, non solo è dotato di ottime capacità politiche, non solo tiene in pugno un partito che ha superato nel dopo Bossi la sua crisi più acuta, ma ha trovato un filone di argomentazioni molto sentito dalla gente che nessuno rappresenta e interpreta. In primo luogo la tutela del territorio, vale a dire dei cittadini che ci vivono, minacciati da tanti pericoli ed insicurezze. In secondo luogo, l’opposizione dura al cedimento sul fronte dei diritti fondamentali da parte di tutte le altre forze politiche sul tema di famiglia e vita. In terzo luogo, la netta alternativa all’Europa come strumento di strozzinaggio fiscale ed economico dell’Italia.

I recenti atti di violenza che si sono palesati contro di lui recentemente confermano con esattezza la buona linea e il grado di popolarità che Salvini sta avendo.

In politica, d’altronde, non ci sono spazi che restano vuoti. E quel tipo di ragionamento favorevole alle società naturali nei suoi aspetti chiusi e identitari è un valore molto importante e concreto nell’immaginario culturale di tanti italiani.

Bene Salvini quindi, soprattutto perché la sua impostazione conservatrice è coraggiosa e comunitarista, molto migliore rispetto, ad esempio, allo statalismo e all’individualismo presente rispettivamente nel programma del Fronte Nazionale in Francia in quello di Farange in Inghilterra.

Oggi il tema rovente sono le comunità intese come aggregati che si reggono su sentimenti di riconoscibilità diretta delle persone, e questo interesse specifico degli esseri umani di far fronte alle difficoltà con i propri vicini e simili non può essere abbandonato e dimenticato neanche da chi proviene da una cultura politica popolare e liberale.

Perciò,  se si votasse in primavera, la Lega supererebbe forse perfino Forza Italia, la quale non si fa garante per nulla dei ceti normali, semplici, benpensanti e imprenditoriali, che un tempo erano l’ossatura del suo elettorato.

In questa logica, Fitto ha ragione di lamentarsi per l’ambiguità e debolezza di Berlusconi. Solo se, infatti, in una fase di questo genere, in cui spira un vento di destra nel mondo, vedi gli Stati Uniti, Forza Italia facesse proprie alcune battaglie della Lega, si aprirebbe un’alternativa seria all’imperialismo renziano, e un’inversione di tendenza del consenso. In caso contrario si rimane immersi nelle sabbie mobili.

Insomma, oltre ad aver errato tante sue uscite ultime, oltre ad aver accettato il compromesso al ribasso su diritti civili e lavoro, viene di pensare che Berlusconi abbia sbagliato anche il Matteo su cui scommettere.

E si farebbe bene a ricordarglielo prima che sia troppo tardi.


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