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Quegli eroi del dovere che l’Italia non dimentica

“Considero un dovere il dialogo fra generazioni” osservò alcuni anni fa il Presidente Emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, il primo ad inaugurare col suo settennato un movimentismo socio-culturale che aveva a cuore l’Unità d’Italia, il senso costituzionalmente più elevato del patriottismo declinato nella modernità, il ricordo per quanti sono stati cittadini fino in fondo attivi. Tanto attivi da pagare con la propria vita.

Un passaggio significativo anche in riguardo alla storia recente del nostro Paese, con la ferita mai del tutto rimarginata degli anni di piombo, quando l’Italia fu terremotata da scontri, rapimenti, violenze e tanto sangue innocente versato per le strade. Una fetta della storia italiana che oggi le giovani generazioni possono scoprire leggendo analisi e racconti letterari, tentando una ricerca in quei luoghi tanto polverosi quanto affascinanti rappresentati degli archivi dei quotidiani.
Oppure possono affidarsi alla percezione umana. Agli sguardi dei familiari di quelle vittime che decidono di divulgare non solo il fatto in sé di un vile agguato o di un rapimento, ma il senso stesso di polis depauperata della propria libertà. Libertà di essere lavoratori, imprenditori, amministratori, professionisti dell’informazione o interpreti del dovere.

E’ciò che è accaduto al Maresciallo Maggiore del Corpo degli Agenti di Custodia Francesco Di Cataldo, insignito nel 2004 della Medaglia d’Oro al Merito Civile, perché freddato il 20 aprile del 1978 da due sconosciuti nei pressi della sua abitazione con sette colpi di arma da fuoco, prima di andare come ogni giorno al lavoro, presso la Casa Circondariale di Milano. L’agguato venne rivendicato dalle Brigate Rosse.

Un convegno nella sua città natale, Barletta, intende ricordarlo il prossimo 22 novembre con il patrocinio del Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo, del Comune di Barletta, dell’Associazione Internazionale Vittime del Terrorismo, dell’Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria.

Questa sarà la “Storia di un barlettano medaglia d’oro al merito civile alla memoria”. Che, oltre alla significativa presenza di autorità come Pasquale Cascella, sindaco di Barletta (già portavoce del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano) e Gero Grassi, vicecapogruppo Pd alla Camera, sarà l’occasione per ricordare quelle vittime anche con gli occhi di un cortometraggio, “Perché mi chiamo Francesco“, realizzato dal nipote della vittima per raccontare e guardare al domani. Perché, come predicava Kierkegaard, “la vita può essere capita solo all’indietro ma va vissuta in avanti”.

Prima di tutto Italiani

 



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