Nei giorni in cui le cronache sono piene dei commenti alle dichiarazioni di Alessandra Moretti, futura candidata Pd a Regione Veneto ed Europee, sulla necessità della bellezza in politica, a Milano è stato assegnato il premio, giunto ormai alla settima edizione, alle tecnovisionarie d’Italia. Un’occasione per ricordare, visto che pare che ce ne sia sempre un gran bisogno, che il ruolo delle donne nella società, nel progresso della scienza, nell’impresa, può essere importante almeno al pari di quello degli uomini.
LE “ALTRE” GIANNOTTI
Donne come Fabiola Giannotti, la fisica romana che è diventata primo direttore donna del Cern di Ginevra e a cui la rivista anglosassone Time ha dedicato la sua ultima copertina. Ma le Fabiola Giannotti italiane sono molte (e di certo di più delle Moretti, anche se fanno meno notizia): sono le “donne che hanno convinto il mondo con le proprie idee”, per dirla con le organizzatrici dell’evento milanese che le ha messe al centro della scena. Undici donne eccezionali che nella loro attività professionale hanno dimostrato di possedere una visione del presente e del futuro e hanno saputo tradurla in realtà, privilegiando l’impatto sociale, la trasparenza nei comportamenti e l’etica. La famosa visione al femminile che può contribuire al progresso e che, con una sempre maggiore e riconosciuta partecipazione delle donne al mondo della produzione, può fare da volano alla crescita che langue. Vecchia teoria, quella della womenomics coniata da Goldman Sachs. Secondo cui già nel 2007 (prima della crisi) chiudere il gap occupazione tra maschi e femmine avrebbe avuto un impatto rilevantissimo sul Pil mondiale: d3l 9% in Usa, del 13% nell’Eurozona, del 16% in Giappone.
NON È UNA QUESTIONE DI GENERE
Ed è per questo che parlare delle eccellenze femminili è importante. Ma il premo alle tecno visionarie non è, la stessa organizzazione dell’evento milanese, l’Associazione Women & Technologies lo specifica a chiare lettere l’ennesimo “modo per affrontare il rapporto tra donne e tecnologie come problematica di genere, bensì come strumento per identificare e valorizzare il talento femminile”, che spesso rimane in ombra.
Quello, ad esempio di Sara Doris, al servizio dei bambini disagiati, con la Fondazione Mediolanum Onlus. O di Marisa Porrini, mamma della scienza della nutrizione italiana, che lega i temi dell’alimentazione a quelli della salute per ridurre le malattie degenerative dilaganti: grazie al suo lavoro a Milano esiste una laurea magistrale interfacoltà (agraria e medicina) dedicata allo studio multidisciplinare della relazione tra alimentazione e salute. Tra le donne premiate anche una giovane ricercatrice precaria, sempre nel campo della nutrizione: Francesca Danesi, che svolge la sua opera nel dipartimento di Scienze e tecnologie agro-alimentari dell’Università di Bologna. Premiata anche perché non se n’è andata dall’Italia, nonostante le difficoltà.
LE IMPRENDITIRCI SOSTENIBILI
E tra le premiate ci sono anche alcune ceo e impreditrici. Come Bibiana Ferrari, amministratore delegato di Relight Italia, società che si occupa di raccolta, recupero e trattamento di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Ferrari è anche una ricercatrice innovativa che ha inventato nuovi servizi per soddisfare necessità non ancora risolte. E nella singolare impresa di produrre capi di abbigliamento vitaminici, tonificanti per la pelle, utilizzando gli scarti delle agrumi si sono messe, raccogliendone i frutti Adriana Santanocito ed Enrica Arena, fondatrici di Orange Fiber.