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Cosa dice dell’Italia il degrado delle stazioni ferroviarie

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Guardatevi intorno. Le stazioni ferroviarie sono proprio ridotte male. Sono sporche e zeppe di graffiti, di dubbio gusto e di difficile lettura. Ma ciò che colpisce è soprattutto il brulichio di emarginati che le popola. Sono le moderne “Corti dei miracoli”, pessimo esempio di umanità varia. Che chiede, con insistenza, monete e monetine; che occupa spazi pubblici con carrelli di supermercato carichi di cianfrusaglie, che vive e vegeta tra viaggiatori frettolosi, insensibili nauseati, indifferenti.

Una volta dominavano i piazzisti napoletani, che proponevano calze varie e cravatte di Marinella. Oggi costoro sono marginalizzati mentre la piazza è in mano ai “poveri”: storpi veri e falsi; mamme con una miriade di figli da mantenere; titolari degli ingressi e dei corridoi. A Roma, a Vicenza, a Verona, a Bologna. Dappertutto.

La polizia passa e non dice nulla. A Roma, sono almeno un centinaio.

La ripresa è un’araba fenice. Intravista da Monti, Letta, Renzi, financo da Padoan. Hanno preso fischi per fiaschi, esattamente come i grandi solini dell’economia e delle scienze economiche. A noi medici avevano insegnato che la medicina non è una scienza esatta, perché ogni malato ha una specifica tipologia, di malattia e di risposta alla terapia in medicina, le linee guida servono solo a ridurre il pericolo dei giudici, ma non garantiscono i risultati clinici.

Lo sappiamo da una vita. Ma solo dal 2008 noi cittadini normali abbiamo capito che l’economia non ha regole fisse; che chi insegna economia insegna teoria, ma una teoria molto grossolana, spesso responsabile di diagnosi e di terapie sbagliate. Dopo 8 anni di crisi, costoro ci hanno detto che ” questa crisi ” è peggiore di quella del 1929. Ma non sanno consigliarcene i rimedi.

L’economia, per ripartire, deve basarsi solo sull’iniziativa privata o richiede – soprattutto – un pesante intervento pubblico? Un piano Marshall europeo? Lo chiediamo a chi pensa di essere un maestro del settore: Deaglio, Alesina, Giavazzi, il guru israeliano di Renzi.

Lo chiediamo ai maghi ed ai paragnosti, televisivi e non. Oggi, possiamo dire che previsioni ripetutamente sballate avremmo potuto farle anche noi. Immodestamente.


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