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La finanza etica? Sarà uno strumento sindacale

Le Parti sociali conoscono la Finanza Sri (socially responsible investing). E, per quanto denuncino ancora scarsi effetti concreti nella relazione con gli interlocutori, danno la sensazione di considerarla una leva ad alto potenziale nelle relazioni industriali. È il quadro che è emerso dall’indagine giornalistica sulla Finanza Sri e il valore sociale, condotta da ETicaNews presso le rappresentanze imprenditoriali e sindacali. L’analisi è stata portata avanti nell’ambito del Dossier “Il valore nascosto dello Sri. Comprendere e condividere la valenza sociale degli investimenti”, con l’obiettivo di capire, attraverso un differente questionario studiato ad hoc, il punto di vista delle parti sociali sul tema . Sette i soggetti interpellati, tre associazioni imprenditoriali e quattro sindacati: Confindustria, Confcooperative, Confartigianato e Cgil, Cisl, Uil e Ugl.

 

COMPRENDERE PER CONDIVIDERE

Il quesito di partenza posto alle Parti sociali ha in primo luogo voluto capire quanto il tema generale della finanza Sri sia conosciuto da associazioni di imprese e sindacati. La risposta è stata più positiva di quello che ci si sarebbe potuti aspettare alla luce della diffusione della finanza Sri. Tutti i soggetti interpellati affermano di conoscere la finanza Sri e, soprattutto, tutti ritengono che la Finanza Sri possa essere una leva per il raggiungimento della mission dell’organizzazione. «La tutela del lavoro nei luoghi di lavoro si coniuga con l’acquisizione di diritti sociali e con la tutela dell’ambiente nella sua eccezione più ampia», spiega la Cgil. «La finanza Sri – rileva Confartigianato – potrebbe risultare utile per molti micro e piccoli imprenditori perché questi sono molto legati ai territori e, di conseguenza, molto sensibili alle tematiche sociali ed etiche».

Tuttavia, la percezione di quanto l’argomento venga poi dibattuto e riconosciuto nel dialogo con gli interlocutori è molto differenziata. Alla domanda, “la finanza Sri è un tema che viene riconosciuto dai vostri interlocutori?” quattro su sette, quindi poco più della metà, danno una risposta positiva. Le risposte si distribuiscono lungo tutta la scala delle opzioni: per due (una associazione di imprese e un sindacato), il tema è riconosciuto «con riscontri tangibili in termini di rafforzamento della relazione con gli interlocutori», per un rispondente (associazione imprenditoriale) è «difficile valutarne gli effetti» e per un altro (sindacato) non ci sono «effetti concreti sulla relazione con gli interlocutori». Nel fronte del no, per due soggetti (una associazione imprenditoriale e un sindacato) è «ancora troppo presto, manca ancora consapevolezza», per un altro (sindacato) «non si riesce a trasferirlo». Nessuno, comunque, ha risposto «No, non interessa». Nel complesso quindi, andando oltre la prima divisione tra “sì” e “no”, emerge che quattro soggetti su sette non ritengono che il tema sia riconosciuto dagli interlocutori o che, se riconosciuto, porti con sé effetti concreti nella relazione.

 

CONDIVIDERE PER COMUNICARE

Dalla comprensione alla condivisione e alla comunicazione. Alle Parti sociali è stato chiesto “Come condividere il valore sociale?”. Lo strumento che riceve più consensi è la newsletter seguito dalle convention e poi dalla formazione. Tuttavia, mentre nel caso dell’informazione le risposte sono trasversali, su formazione e convention si nota invece una spaccatura a seconda del tipo di associazione interpellata: le associazioni imprenditoriali hanno tutte indicato tra i possibili strumenti le convention, mentre nessuna la formazione; al contrario, i sindacati hanno preferito la formazione (3 preferenze) alle convention (1 preferenza). Quasi tutti i soggetti, sei su sette, sono comunque attivi in almeno una di queste attività.

Sul fronte della comunicazione interna, si conferma la spaccatura di opinioni. Quattro soggetti ritengono che il valore sociale degli investimenti Sri sia adeguatamente comunicato e condiviso all’interno dell’organizzazione. Di questi, due (un’associazione imprenditoriale e un sindacato) indicano che ci sono «riscontri positivi» e due (associazioni imprenditoriali) che gli effetti concreti sono «molto localizzati». I restanti tre soggetti, tutti sindacati, indicano che il valore sociale non è adeguatamente comunicato all’interno dell’organizzazione. Continuando nell’analisi settoriale, quindi, queste risposte mostrano che tutte le associazioni imprenditoriali ritengono che il valore sociale sia adeguatamente comunicato e condiviso all’interno dell’organizzazione contro solo un sindacato su quattro.

 


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