Mentre il governo promette di portare la banda larga a 100 mega all’85% della popolazione entro il 2020, gli operatori di telecomunicazioni prendono di punta le aree più profittevoli. A far gola sono soprattutto le grandi città come Milano, Bologna, Genova e Torino, in grado di assicurare agli operatori della banda larga un sicuro ritorno economico.
LA SOLUZIONE SISTEMICA ALLA BANDA LARGA
Ma proprio mentre stava prendendo sempre più piede l’idea che potesse essere Telecom ad accaparrarsi la quota di maggioranza di Metroweb, la regina della banda larga in Italia controllata da F2i e da Fsi, è emersa la possibilità, fortemente gradita dal governo e non solo, di dare un vero impulso allo sviluppo della fibra ottica, attraverso una soluzione sistemica che prefiguri l’ingresso in Metroweb dei principali attori del settore telefonico, magari prevedendo un ruolo della Cassa depositi e prestiti, che è al contempo sponsor principale del fondo di Renato Ravanelli ed azionista di controllo di Fsi.
In vista della soluzione sistemica, e previo aggiustamenti normativi che secondo indiscrezioni di Formiche.net il governo ritiene attuabili, la Cassa potrebbe perfino rilevare la quota di F2ì.
VODAFONE NON STA A GUARDARE
La possibilità che potesse essere Telecom ad aggiudicarsi la quota di maggioranza di Metroweb, ha impensierito prima Vodafone, che oltre a manifestare il suo interesse per l’acquisizione delle quote detenute da F2ì, ha inviato a fine novembre una lettera all’Autorità garante della Concorrenza, affinché assicuri una gestione neutrale e indipendente della Rete. L’idea di Vodafone è che qualora F2i dovesse cedere la sua partecipazione in Metroweb, l’unica soluzione sarebbe l’ingresso degli operatori alternativi (Olo) interessati nell’azionariato della società. Gli operatori alternativi a Telecom Italia chiamati in causa sono la stessa Vodafone, Fastweb, del gruppo Swisscom, e Wind, controllato dalla russa Vimpelcom.
LA PROPOSTA DI WIND
A manifestare interesse ad entrare nel capitale di Metroweb insieme a Telecom e Vodafone, e dove è già presente Fastweb, è adesso proprio Wind. “Metroweb può essere il germe da cui partire”, ha detto Maximo Ibarra, l’amministratore delegato di Wind. Ma per farlo “occorre formare un veicolo che comprenda tutti gli operatori e la Cdp, che possa fare investimenti a lungo termine beneficiando anche delle risorse che, per la prima volta, il governo ha deciso di mettere a disposizione”, ha spiegato Ibarra in un’intervista a Repubblica. Frasi criticate ieri dal presidente di Telecom Italia, Giuseppe Recchi.
L’IDEA DI UNA METROWEB ALLARGATA
“Sarebbe un’operazione di sistema intelligente”, ha aggiunto l’ad di Wind spiegandone le dinamiche: “Noi potremmo partecipare al capitale apportando gli asset di Infostrada in modo da rendere ancora più consistente il veicolo di partenza. Essendo un soggetto pubblico-privato non investirà solo nelle aree con ritorni sostenibili ma avrà una vista più lunga”.
Ma i dettagli per il controllo della nuova Metroweb sono ancora incerti: “Le quote di partecipazione sono un aspetto tecnico, non conta se qualcuno pesa più di un altro”. Per Ibarra l’aspetto più importante riguarda la governance: “In una società di questo tipo le decisioni strategiche devono essere prese da una maggioranza qualificata e allargata”.
I piani del governo e le mosse degli operatori negli approfondimenti di Formiche.net:
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