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Nuove accuse agli Usa per la morte di Moro, ma l’Italia e L’Europa affondano

Mentre le notizie principali dei media ci costringono a sapere di dettagli che nulla hanno a che fare con il destino che stiamo vivendo, colgo l’occasione per collegare alcune notizie tenute volutamente ‘nascoste’.

La questione centrale è la violenta frizione tra gli interessi americani, quelli dei paesi europei nel loro insieme e singolarmente, e il resto del mondo. Quasi quarant’anni fa Giorgio Gaber cantava che “se non ci fossero gli americani a quest’ora saremmo europei”…

Tranquilli, nessun anti-americanismo primario. Ma solo constatazioni.

La prima notizia è che, dopo quasi 40 anni, il Procuratore Generale di Roma, dott. Luigi Ciampoli, chiede che si proceda contro Steve Pieczenik, funzionario del Dipartimento di Stato USA, per concorso nell’omicidio di Moro (“gravi indizi circa un suo concorso nell’omicidio”). Unico riferimento a pagina 20 de La Repubblica con il titolo “Omicidio Moro: il Pg di Roma mette nel mirino l’uomo degli Usa”.

La seconda è che, dopo circa 6 anni, la politica monetaria europea, BCE per il tramite del suo presidente Mario Draghi, ha dimostrato tutti i suoi limiti. Annunci su annunci con effetti di breve durata sui mercati che hanno beneficiato principalmente gli speculatori. Adesso, con il prezzo del petrolio volutamente in discesa la spinta deflazionistica nell’eurozona rischia di trasformarsi in recessione strutturale. Cioè una crisi epocale e di lunga durata. Le tensioni interne all’eurozona sono più che visibili, non solo per le ormai numerose manifestazioni di piazza ma anche per la crescente spinta dell’elettorato verso soluzioni ‘nazionali’. Queste ultime sono interpretate dall’onda populista in chiave nazionalista, che è un cancro ideologico-culturale che sembra riaccendersi in Europa. I partiti così detti ‘europeisti’ stanno cedendo il passo in quasi tutti i paesi dell’Ue. Ma l’Ue insiste che solo ‘con più Europa’ ci si può salvare. Mentre la Commissione e il Parlamento sono in una sorta di stallo tecnico, nonostante le elezioni di giugno e la ‘nuova’ leadership di Juncker, il Consiglio europeo (i governi) trova sempre meno coesione sulle decisioni importanti: sanzioni alla Russia, elasticità nell’applicazione delle regole di bilancio e fiscali, accordi commerciali transatlantici, Medio Oriente, politiche per lo sviluppo economico o per l’immigrazione, politica energetica o per l’occupazione, ecc… Prevale un fai da te appena ammantato da accordi vacui a livello europeo. In tutto questo la BCE di Draghi sembra essersi convertita alla teoria del caos per creare le condizioni sufficientemente avanzate di crisi per costringere gli Stati ad ulteriori cessioni di sovranità.

La terza serie di notizie riguardano l’Italia, vero tallone d’Achille del sistema europeo. Dietro una coltre di informazione deviante assistiamo alle imminenti dimissioni del presidente Napolitano, alla sospensione di giudizio da parte dell’Ue sulle manovre economiche e fiscali (decisioni a marzo e giugno del 2015), al declassamento delle agenzie di rating a BBB-, cioè quasi default, e all’esplosione del caso “Mafia Capitale”. Quest’ultimo caso giudiziario rischia di aprire una nuova ‘tangentopoli’ che potrebbe portare al collasso dell’attuale dirigenza pubblica e privata dell’Italia. Non crediamo che questa ‘coincidentale’ congiuntura di eventi sia casuale. Sembra rivedere la manina del ‘Britannia’ sul quale c’era anche Mario Draghi.


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