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Come cambierà la domanda di energia. Report Aie

L’Agenzia internazionale dell’energia ha di recente pubblicato il suo ultimo World Energy Outlook, presentato in Italia presso la sede di Eni lo scorso 10 dicembre. Per la prima volta l’agenzia non si è limitata ad una ricognizione del panorama energetico, ma ha identificato proiezioni di lungo termine, evidenziando i segni di stress che potrebbero mettere a rischio il sistema energetico globale.

Nel 2040 si prevede che la domanda di energia crescerà del 37% e l’offerta sarà equamente divisa tra risorse a bassa emissione di carbonio (nucleare e rinnovabili), petrolio, gas naturale e carbone.

Lo studio più approfondito che ogni anno l’Aie dedica ad una fonte energetica nel Weo, quest’anno è stato riservato al nucleare, particolarmente importante in alcuni paesi per la sicurezza energetica, ma ancora soggetto a preoccupazioni ambientali legate all’attività delle centrali, alla loro dismissione fisiologica e allo smaltimento dei rifiuti.

Per quanto riguarda il nucleare, la capacità installata crescerà del 60%, soprattutto in Cina, India, Corea e Russia. La Cina è candidata a competere ben presto con i Paesi OCSE nel mercato delle tecnologie nucleari. Nei prossimi 25 anni a livello globale dovranno essere dismessi circa 200 reattori, soprattutto in Europa, Stati Uniti, Russia e Giappone; “la sfida di rimpiazzare il vuoto lasciato dal nucleare sarà particolarmete acuta in Europa. (…) Per facilitare questo processo i governi dovranno fare chiarezza sui passaggi normativi previsti per la chiusura degli impianti”.

Il gas naturale liquefatto (Lng) avrà un ruolo crescente e il numero di paesi che lo esportano aumenterà sempre più, con un ruolo centrale dell’Africa orientale, del Qatar, dell’Australia e del Nord America. L’incertezza principale nei confronti del gas deriva dal costo: poco attrattivo per i consumatori, non sufficiente per incentivare investimenti dal lato dell’offerta.

Nel 2020 la domanda di carbone calerà in quasi tutti i Paesi. Tuttavia, essa rimarrà molto alta in India, secondo maggiore consumatore dopo gli Stati Uniti.  Il negativo impatto di questa fonte sul clima, richiederà un maggiore sforzo per lo stoccaggio e la cattura del carbonio. In Europa la Polonia, paese in cui il carbone costituisce un’importante fonte per la sicurezza energetica, a detta dell’Aie può diventare leader nello sviluppo di sistemi di CCS.

La prevista riduzione della domanda di carbone è compensata da un aumento nell’utilizzo delle fonti rinnovabili; basti pensare che l’eolico e il fotovoltaico cresceranno sei volte rispetto al livello attuale, nonostante i loro sussidi resteranno sostanzialmente invariati. Maria van der Hoeven, direttrice dell’Aie, accoglie con entusiasmo la notizia che ben preso le rinnovabili saranno la principale fonte nella generazione elettrica. La sfida più grande cui i paesi sono chiamati a rispondere, riguarda l’integrazione tecnica delle fonti nel sistema energetico.

Tra 35 anni l’offerta di petrolio raggiungerà i 104 milioni di barili al giorno, con il Medio Oriente destinato ad essere la principale fonte di approvvigionamento. Dopo il 2040 la domanda di petrolio sarà sostenuta principalmente da India, Africa subsahariana, Medio Oriente e sud-est asiatico.

Il messaggio principale lanciato dall’Aie è quello di inserire il tema della sicurezza energetica ai primi posti delle agende politiche nazionali, soprattutto in considerazione dell’instabile situazione di paesi energeticamente strategici come Iraq, Iran, Libia, Russia e Ucraina. Inoltre, regioni come quella dell’Africa subsahariana dovranno sforzarsi per assicurare un maggiore accesso all’energia da parte della popolazione (Africa Energy Outlook). Un’altra sfida cui i paesi sono chiamati a rispondere nei prossimi 25 anni riguarda la dismissione del 40% delle 6.000 centrali elettriche attualmente esistenti, la maggior parte delle quali in Europa.

Al prossimo meeting di Parigi 2015 sull’emergenza ambientale, il settore energetico sarà al centro delle discussioni, soprattutto in riferimento al taglio delle emissioni di Co2. Con gli attuali livelli di sviluppo si prevede che entro il 2040 sarà già stato speso tutto il budget di emissioni permesso dalla natura affinchè la temperatura non superi l’aumento di 2°. L’accordo siglato a novembre 2014 da Stati Uniti e Cina per la riduzione delle emissioni di Co2 (The New York Times), segna un passo importante, ma bisogna fare qualcosa in più. Secondo Fatih Birol, “un fallimento dell’appuntamento di Parigi potrebbe avere conseguenze irreversibili sul nostro pianeta”.


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