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Tutti gli effetti del taglio delle commissioni sulle carte aziendali

Abbattere l’odioso balzello costituito dalle commissioni bancarie sull’impiego delle carte di credito. È la parola d’ordine ripetuta da tutte le associazioni a tutela dei consumatori e da buona parte del mondo politico. Slogan che ha trovato accoglienza nelle istituzioni comunitarie attraverso un regolamento proposto a luglio dalla Commissione Ue e in via di approvazione.

L’allarme di I-Com

Tuttavia la riduzione dei costi legati ai pagamenti elettronici rischia di rivelarsi un clamoroso boomerang.

Già l’economista e presidente dell’Istituto per la competitività Stefano da Empoli aveva spiegato che l’iniziativa europea non produrrà lo sgravio tanto atteso per le imprese e lo stimolo vitale per il rilancio delle attività commerciali.

Adesso è uno studio realizzato da Galitt, società francese di consulenza sui metodi di transazione telematici, a fornire cifre eloquenti sugli effetti delle nuove norme.

Un tetto unico in tutta Europa

Al centro dell’analisi è l’impatto sul ricorso alle carte di credito aziendali, business rilevante che rappresenta una preziosa opportunità di sviluppo per le numerose piccole e medie imprese del Vecchio Continente. Oltre che un sistema di pagamento sicuro e rapido, accettato nella gran parte dei paesi occidentali.

Il regolamento concepito a Bruxelles riduce le commissioni inter-bancarie sugli scambi effettuati con carte di credito e debito commerciali, fissando un tetto unico in tutta Europa. Limite che per ogni pagamento elettronico è stabilito allo 0,3 per cento con carta di credito e allo 0,2 con bancomat.

Regole controproducenti

La ricerca elabora una previsione di sviluppo di questo mercato nel periodo 2013-2018, con o senza l’applicazione delle regole Ue.

Se il regolamento non fosse applicato, le carte aziendali aumenterebbero dai 44,5 milioni del 2013 ai 60 del 2018. Il volume delle transazioni finanziarie crescerebbe da 1,8 a 2,4 miliardi, e il valore degli scambi passerebbe da 198 a 265 miliardi di euro.

Nel caso di entrata in vigore del regolamento, le carte commerciali raggiungerebbero nel 2018 la cifra di 49 milioni. L’ammontare dei pagamenti toccherebbe 1,95 miliardi, e il valore degli scambi arriverebbe a 215 miliardi di euro.

L’aumento dei costi per le Pmi

La riduzione delle commissioni interbancarie – che ripartiscono in forma equilibrata il prezzo del servizio fra tutti i beneficiari dello scambio economico – provocherà un calo del numero di carte in circolazione (-18,5 per cento), del volume di transazioni (-19), del valore delle transazioni in euro (-19).

Ma non è tutto. I mancati ricavi delle commissioni, rileva l’indagine, porteranno a un aumento dei costi di gestione – tariffa annua, prelievo sulle compravendite internazionali, risorse per la sicurezza della rete telematica – pari a 771 milioni di euro.

Per il tessuto di piccole e medie imprese che ricorrono con più facilità a tale metodo di pagamento l’onere stimato dalla società di consulenza è di circa 305 milioni di euro.

Una ferita alla concorrenza

È evidente come le conseguenze della legge comunitaria contraddicano gli obiettivi prefissati: incentivare l’utilizzo della moneta elettronica, aumentare la concorrenza e favorire strumenti finanziari veloci e sicuri attraverso l’innovazione.

L’adozione del regolamento Ue rischia di ridurre i ricavi e gli investimenti delle compagnie che emettono le carte aziendali in sviluppo e protezione dei pagamenti digitali, danneggiare le piccole e medie aziende, concentrare il mercato della moneta elettronica tra poche grandi società forti di buone relazioni con le banche. In barba al principio di concorrenza proclamato in tutti i trattati comunitari.


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