Benvenuti al teatrino politico allestito da Forza Italia. Eh sì, proprio il vituperato teatrino stimmatizzato per decenni da Silvio Berlusconi viene allestito quotidianamente dal movimento berlusconiano. Un teatrino, a dir la verità, che oscilla tra la farsa e la tragedia, ma che ormai fa ben poco sorridere militanti, simpatizzanti ed elettori (che si vanno sempre più rattrappendo): non a caso gli iscritti sono crollati da 400mila a 60mila.
Pare che ormai l’unica ragione di esistenza di Forza Italia sia il Patto del Nazareno, ovvero l’accordo tra Berlusconi e il premier Matteo Renzi su alcuni riforme elettorali e istituzionali. I cittadini, che pure leggono quotidiani di carta e siti, di certo hanno capito poco dell’intesa. Ma negli ultimi giorni si scopre che neppure ai contraenti il Patto è ben chiaro: Berlusconi sostiene che nel Patto rientra anche il successore di Giorgio Napolitano al Quirinale; Renzi dice l’esatto contrario. Urge una nuova riunione per chiarirsi le idee, forse.
Ma l’attrattiva principale è ormai la tenzone fra berlusconiani e fittiani. Con i primi che ormai vanno a rimorchio delle iniziative dei secondi. Così, mentre giovani eurodeputati e amministratori locali a ottobre meditavano di partecipare alla Leopolda Blu, Fitto con un guizzo si è quasi impossessato dell’idea e l’ha cavalcata, giungendo all’appuntamento milanese con qualche truppa cammellata, tra lo sbigottimento di molti.
L’ex governatore chiede da tempo un’opposizione più tosta al governo Renzi, in particolare sui temi economici: così i fittiani hanno depositato una sorta di contro finanziaria alla Legge di stabilità per una cura composta di tagli alle spese e riduzioni di imposte; e guarda caso di recente Renato Brunetta, capo gruppo alla Camera di Forza Italia, annuncia di aver avuto mandato da Berlusconi a irrigidire le critiche contro la politica economica renziana, ma senza tanta convinzione in verità.
Non solo. Mentre Matteo Salvini da tempo seminava slogan anti euro (di poco superiori agli elogi per Putin), i fittiani organizzano seminari con prof. da tempo scettici su impostazioni e risultati dell’Unione monetaria europea, e solo dopo qualche giorno Berlusconi e una pattuglia di berlusconiani allestiscono un palchetto nel centro di Milano per sermoneggiare contro l’euro e a favore di una Bce in stile Fed.
Le tensioni sono ormai al limite della sopportazione tra i due fronti. Con la componente fittiana che chiede un rinnovamento dei vertici, un nuovo passo anti renziano, primarie a tutti i livelli per decidere la dirigenza nei territori e candidati alla presidenza delle regioni scelti con le primarie.
Eppure, vista la traversata nel deserto che si prevede lunga e impervia per il centrodestra, non sarebbe da trascurare l’idea di lavorare in periferia per far radicare una nuova idea del centrodestra. Già nel periodo di massimo fulgore berlusconiano, Forza Italia non spiccava in consensi nelle elezioni comunali e regionali, figurarsi ora. Per questo, invece di concentrarsi solo su Palazzo Madama, su Montecitorio o su Palazzo Grazioli, dedicarsi a strutturare una rinnovata presenza nei territori non è un’ipotesi da rottamare.
Sarà stata pure considerata provocatoria l’idea di Berlusconi di chiedere all’ex ministro di candidarsi contro il finto renziano Michele Emiliano alla Regione Puglia, ma l’idea di un nuovo inizio dal basso – per tutti i berlusconiani, di antico e di nuovo conio – non è del tutto peregrina.
Cercheremo di approfondire la questione.