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Matteo Renzi come Rosi Bindi sul decreto fiscale berlusconiano

Da quando Giorgio Napolitano ha annunciato l’intenzione di dimettersi lo trattano come se non esistesse più. Il Palazzo del Quirinale è diventata la Reggia di Elsinore, frequentata da uno spettro che si aggira nei saloni tra gli arazzi e i corazzieri. Più che un’abdicazione (si chiamano così le ‘’dimissioni’’ di un sovrano) sembra una deposizione.

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Thomas Piketty – autore di un fortunato saggio in cui, in più di novecento pagine (quando ne sarebbe bastato un centinaio), ha spiegato che cosa è  ‘’Il capitale dei 21° secolo’’- ha compiuto il ‘’gran rifiuto’’ della Legion d’onore in polemica con il governo francese e con il presidente Hollande che, a suo parere, sono stati incapaci di promuovere lo sviluppo. Un altro caso di un economista (contrario alla terapia del rigore e dell’equilibrio dei bilanci pubblici) che sciorina teorie campate per aria e se la prende con la politica, perché non riesce a compiere il miracolo di applicarle alla realtà.

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Quello del Nazareno si sta rivelando un patto leonino (si chiama così – ed è vietato dalla legge – un contratto sociale in cui una delle parti tragga tutti i vantaggi, mentre le perdite siano interamente a carico dell’altra). Silvio Berlusconi, fino ad ora, non ne ha tratto alcun profitto. Quando ne ha convenienza, Matteo Renzi va ad acquistare il pane in un altro forno. Così l’ex Cav non ha potuto fare eleggere un componente della Corte Costituzionale che fosse indicato da Forza Italia (sarà difficile che ci riesca anche in futuro). Ma il caso più clamoroso è quello, recente, del decreto fiscale (peraltro difficilmente applicabile a un procedimento concluso con una sentenza passata in giudicato ed in via di esecuzione). Al massimo, Berlusconi avrebbe potuto ottenere un riconoscimento (si fa per dire) morale, nel senso che veniva tardivamente riconosciuta la non punibilità di casi simili al suo. Ma l’amico Renzi ha impiegato la frazione di un secondo nel compiere una vistosa marcia indietro, appena è stato accusato di voler favorire il sodale del Nazareno. Rosi Bindi non si sarebbe comportata diversamente.

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Ad Argildo Giacomazzi, il comandante del traghetto Norman Atlantic, per alcune ore è stato attribuito il ruolo dell’AntiSchettino. Fino a quando non gli sono piovuti addosso – più o meno – i medesimi capi d’imputazione a carico dell’ex comandante della Concordia. Siamo un popolo di pm.

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Dal Vangelo di domenica: ‘’Venne un uomo mandato dal Signore: il suo nome era Giovanni’’. Floris? A La 7?

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