Skip to main content

Le strane delusioni del Corriere della Sera e dei giornaloni su Renzi

Sta cambiando il vento nei giornaloni? Tira un’aria non troppo renziana sulle prime pagine dei grandi quotidiani, anche fra quelli (la stragrande maggioranza) che avevano suonato il piffero della rivoluzione rottamatoria. Peccato che i giornaloni contraddicano sovente le tesi che li hanno portati a spellarsi le mani per l’avvento di Matteo Renzi da Firenze.

Certo, il premier ha contribuito ad agevolare il lavoro di editorialisti e commentatori: dal volo di Stato per planare sulle piste da sci (stimmatizzato da Federico Guiglia) alle magie sul decreto fiscale, negli ultimi giorni il presidente del Consiglio si è distinto per qualche pasticcio di troppo (come ha rimarcato l’avvocato Giuseppe Pellacani). Così il premier si è meritato uno sberleffo come quello di Gianni Gambarotta per Formiche.net.

Però alcune accuse di questi giorni indirizzate al leader del Pd sono un po’ fragili. E’ stato scritto ad esempio, sul Corriere della Sera, che uno dei problemi è il seguente: “L’eccesso di leggi delega, che lasciano le mani dell’esecutivo un po’ troppo libere di legiferare al posto del Parlamento, ridotto ad esprimere semplici pareri consultivi”. Ohibò, ma non stiamo invocando da anni un sano decisionismo? Non è stato detto che i governi sovente hanno buone idee ma disegni di legge e decreti poi si impantanano o vengono impastrocchiati dalle Camere?

Si dirà: il pastrocchio stavolta è stato compiuto a Palazzo Chigi. Vero. Però dire, come è stato scritto sul Corsera per criticare il caso, che “il terzo problema è la responsabilità dei civil servants, qui da noi chiamati burocrati, accusati spesso dal premier di frenare: funzione che questa volta si sarebbe invece rivelata utilissima, se qualcuno l’avesse esercitata”, desta qualche interrogativo. Ma non è stato lo stesso quotidiano rizzoliano a inzuppare il biscotto dell’anti casta dei burocrati e dei mandarini di Stato che facevano e disfacevano le norme a loro uso e consumo?

Dunque, prima si crocifiggono i mandarini ministeriali e si invocano forze fresche e slegate ai palazzi del potere romano – amministrativo o politico – e poi, quando arrivano quelle forze fresche da Firenze e dintorni, dove magari svolgevano il ruolo di capo dei vigili urbani, si sbuffa, si ironizza e si bistratta – come fa oggi La Stampa con Federico Geremicca – quel sano dilettantismo vitalistico che si era perorato fino a poco tempo fa. Giusto, ma gli eccessi forse sono eccessivi…

E che dire dell’antiberlusconismo in servizio permamente effettivo? Pure da Repubblica lo si definiva stantio, a volte. Ora, invece, torna in auge dopo il decreto fiscale della discordia. Il quotidiano diretto da Ezio Mauro oggi dice papale papale – stile Fatto Quotidiano – che a Palazzo Chigi Renzi fa spesso gli interessi di Silvio Berlusconi. Perbacco, proprio nei giorni in cui uomini e penne vicini o organici al gruppo l’Espresso-Repubblica avanzano nei palazzi romani.

Ma si sa, è più agevole scrivere un articolo che un articolato di legge…


CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter