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La casa che sfidò il sisma, #Avezzano15

di Gioia Chiostri

Così vicina alla vita; così vicina alla morte. Nel centro cittadino di Avezzano, fra lo smog che passa, la gente che resta, e i negozi e gli uffici, sorge lei, l’eroina del terremoto. L’unica costruzione edile che resistette al sisma del 1915 che mise in ginocchio la Marsica intera. L’osservi così, passeggiando. Spicca fra i tetti dei negozi, fra le strade attorcigliate. Sembra non volersi svelare, se ne sta silenziosa e non fa rumore.

Non ci si sofferma a guardarla. Si ragiona e si passa. Il cancello è chiuso, l’aria attorno è stantia. Perché un museo della rovina, la casa della resurrezione, viene ignorata dalla gente? C’è un’edicola al piano di sotto, zeppa di volumi e collane di libri mai vendute. All’interno, nessuno. Una roccaforte di fantasmi. Eppure, le persiane alle finestre sono aperte, le tende s’intravvedono, le rose son fiorite. Non c’è un campanello al quale suonare: solo la buca della posta reca i nomi degli attuali proprietari: Palazzi – Vahabava. Il retro è completamente disastrato: rottami invadono il cortile, rovi s’arrampicano sul recinto.

Ma la leggenda c’è e non è ignorata: il terremoto del ’15 – il giorno della grande ira, come viene ricordato dai più – è classificato come il secondo terremoto in Italia. Causò più di 30.000 vittime di cui 10.719 ad Avezzano, su un totale di 120.000 persone residenti nelle aree disastrate. Raggiunse come potenza distruttrice l’undicesimo grado della scala Mercalli e l’energia liberata venne classificata come pari o addirittura superiore al VII grado della Scala Richter.

La casa è diventata monumento nazionale il 25 agosto 1992. Fu realizzata da Cesare Palazzi, classe 1859, di origini bolognesi. Egli era un costruttore provetto, tanto che iniziò a fare svolgere questo mestiere proprio a Bologna, prima di emigrare in Brasile. La sua qualifica, quella che poi lo portò a divenire l’artefice della costruzione perfetta, fu di ‘cementista armato’. Dopo il prosciugamento del lago Fucino, vi fu necessità di esperti per costruire le paratie a tenuta stagna nei canali. E così venne richiamato Palazzi. Il «cementista armato» si trasferì ad Avezzano e nel 1910 realizzò la casa leggendaria. Si affaccia sulla strada che oggi porta il nome di via Garibaldi. A nord la stazione, a sud la piazza. A metà fra chi resta e chi fugge.

Cos’è la memoria se non quell’asma che viene, al pensiero di aver dimenticato qualcosa? Ebbene, non si dimentichi di questa realtà. Di questa leggenda. Oggi, c’è una piccola targa in marmo a rimembrare le straordinarie gesta della casa che sfidò il grande sisma. La leggiamo, c’è scritto: «Unica casa che ha resistito al terremoto del 13 gennaio 1915. Grazie a Cesare Palazzi, cementista armato». La struttura è abitata dalla quarta generazione, per l’appunto, della famiglia del costruttore ed è divenuta la sede dell’associazione locale ‘Italia Nostra’.

Perciò vive, certo, ma al di sotto dell’indifferenza altrui. Sognerei un futuro di visite guidate, sognerei che questa storia di vita venisse ripetuta mille e mille volte, come un monito, come la morale in fondo alla favola. I giovani avezzanesi sappiamo che sul loro territorio crebbe la ricostruzione, quella con la R maiuscola, quella vera.


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