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Che cosa pensa Martin Dempsey di Isis, Putin e cyber minacce

In una delle sue rare presenze televisive, il generale Martin Dempsey, capo del Joint Chiefs of Staff, lo stato maggiore interforze, e principale consigliere militare del presidente Barack Obama, è tornato a parlare delle minacce che impegnano l’amministrazione Usa e i suoi alleati: terrorismo islamico, crisi ucraina, cyber attacchi.

Lo ha fatto in un’esclusiva intervista al canale americano di orientamento repubblicano, Fox News (sotto il video integrale), subito dopo i tragici fatti di Parigi, che hanno convinto la Casa Bianca a convocare il 18 febbraio un summit internazionale a Washington.

L’alto ufficiale sta preparando, proprio in queste ore, un tour europeo che toccherà anche l’Italia, dove incontrerà i vertici del ministero della Difesa per discutere i maggiori temi di comune interesse.

ISIS E TERRORISMO

Per prevenire e contrastare il jihadismo, Dempsey ritiene sia essenziale sviluppare capabilities che coinvolgano più fronti: intelligence, alleanze e, in alcuni casi, un intervento diretto. “Sì, penso che bisogni fare di più“, ha spiegato al microfono di Chris Wallace, “ma ciò non vuol dire che non stiamo facendo abbastanza. Stiamo facendo molto. Credo tuttavia che l’Isis stia ispirando altri gruppi, che si stanno ulteriormente radicalizzando. E questo aumenta il pericolo“. Ciò che gli Usa stanno facendo è “minare la credibilità dell’Isis agli occhi di coloro che intende influenzare“, riducendone le potenzialità. “Lo Stato islamico potrà collassare solo sotto il peso delle sue contraddizioni“. Gli sforzi militari tendono ad attirare maggiormente l’attenzione, ma ce ne sono di più importanti, sottolinea, come quelli contro “il finanziamento, i foreign-fighter, l’utilizzo dei media e a favore della ricostruzione“. Rimangono i nodi della Siria (“Obama non ha ancora deciso” se aiutare i ribelli moderati che lottano contro Assad e che potrebbero essere decisivi nel contrasto all’Isis) e del supporto all’esercito iracheno.

CYBER MINACCE

Minacce come il terrorismo sono complesse da gestire anche per la nazione più potente al mondo, perché asimmetriche. Ma l’Isis sfrutta anche canali come i media e la Rete. Ed è per questo che Washington dedica molta attenzione allo spazio cibernetico, recente teatro di scontro negli attacchi che hanno colpito Sony Pictures. La priorità è evitare una “cyber Pearl Harbor”, che per il capo del Joint Chiefs of Staff avrebbe effetti devastanti (soprattutto se uniti a quelli dei tagli al budget derivanti dal sequestration).

Il cyber può essere incredibilmente distruttivo. Può essere dirompente. Può distruggere, anche l’hardware. Può disabilitare le infrastrutture critiche e ciò potrebbe portare alla perdita di vite umane. In ogni campo, generalmente, godiamo di un notevole vantaggio militare. Ma abbiamo concorrenti di pari livello in quello informatico“, che è un terreno ancora inesplorato e nel quale è molto più facile inserirsi, ha rimarcato Dempsey.

LA RUSSIA E IL NUCLEARE IRANIANO

La Russia è, per Dempsey, “su un percorso molto provocatorio e pericoloso“, che ricorda quello della Guerra Fredda. Riguardo l’Iran, invece, se gli sforzi diplomatici dovessero fallire, l’amministrazione americana “conserva, pronte ad essere usate, le capabilities necessarie ad azzerare militarmente il programma nucleare iraniano“, che rappresenterebbe “un rischio inaccettabile per entrambe le nazioni e per l’intera regione“.

VIA DALL’AFGHANISTAN

In riferimento al ritiro americano dall’Afghanistan, invece, secondo il generale non vi sono certezze che il Paese non ritorni preda del radicalismo, ma come ha detto Obama bisogna dare alla nazione una possibilità, “tenendo un occhio aperto sulla situazione“.

LE POLEMICHE CON PANETTA E GATES

Le scelte di Obama in politica estera sono state nel tempo oggetto di scontro con Leon Panetta, Robert Gates e, più recentemente, Chuck Hagel. “Il problema – per Dempsey – è definire il rapporto tra i nostri leader eletti e i militari. Non ho difficoltà di accesso per esprimere la mia valutazione e dare i miei consigli al comandante in capo“. Poi, però, la decisione spetta alla politica.

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