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Tre cose che Napolitano avrebbe dovuto fare prima di dimettersi

Non siamo tra coloro che piangono per le dimissioni date da Giorgio Napolitano. Non lo abbiamo amato come parlamentare: ci ha messo 50 anni per capire che su Budapest aveva preso una enorme cantonata. Non lo abbiamo apprezzato come Presidente del Senato.

Non abbiamo condiviso le sue principali scelte da Presidente della Repubblica. Un Presidente che ha inciso sul parlamento e sui governi molto più del “famigerato” Cossiga. Ha, per noi, avuto il torto di imporre agli italiani una sospensione della democrazia: dimissioni di Berlusconi, Governi Monti-Letta-Renzi, tutti prodotti da crisi extraparlamentari, da Lui volute e gestite.

Dopo aver detto – 2 anni fa – che se ne andava, si è rimangiato la promessa e ci ha inflitto altri 2 anni, pieni di firme apposte su un centinaio di decreti legge e su decine di provvedimenti legislativi approvati dal Parlamento con testi diversi da quelli finiti in Gazzetta Ufficiale.

Ci ha riempito la testa di sermoni inutili e inefficaci. Ha preteso di governare al posto di Monti, Letta e Renzi. Ha contribuito al permanere della deflazione e all’aumento del debito pubblico. Siamo convinti che ora, da ex, cercherà di interferire sulla scelta del suo successore. Il quale (chiunque sia) nel giro di pochi mesi lo metterà, finalmente, in un “angolino buio”, costoso ma defilato, dove potrà giocare a carte con Monti e dove prenderà il the delle 5, con qualche pasticcino.
Per essere valutato da noi in modo diverso, l’ex “re Giorgio” tre cose avrebbe dovuto fare.

La prima, chiedere scusa agli italiani per avere interferito sulla democrazia. La seconda: chiudere il Quirinale, per sempre, contribuendo così al risanamento della finanza pubblica, con una personale e drastica spending-review. Su questo, avrebbe potuto firmare liberamente un decreto legge di due sole righe.
Ma, direte voi, dove alloggerebbe il nuovo Presidente? In un posto splendido ma meno costoso: a Villa Lubin, in via Davide Lubin numero 2. Tanto, il Cnel è un morto che non risorgerà. Tanto, qualcuno dovrà pure occupare la Villa.
La terza, rinunciare a due tra le sue multiple entrate, si tratti di vitalizi o di pensioni. Rinunciare, ad esempio, alla prebenda “da senatore a vita”. Lui, che ha nominato senatore a vita l’inutile (il politicamente inutile) uomo del Loden, mettendolo a carico di noi contribuenti.

Ecco, se avesse fatto queste cose, Giorgio Napolitano avrebbe fatto il suo dovere. Ma se n’è ben guardato, nascosto com’è alla nostra vista dal solito, inutile, codazzo di guardie del corpo. Nessuno può credere che costui possa essere oggetto di attentati, né ora né tra 10 anni.
Così va, in Italia, oggi. Purtroppo. Renzi e co. pagano milioni per la liberazione di due ragazze sprovvedute. Ma, 40 anni fa, qualcuno decise di non pagare alcun prezzo per salvare Moro.

Nel contempo, la legge vieta ai familiari di pagare riscatti per liberare eventuali parenti sequestrati da chicchessia. Nel frattempo, da anni, due marò sono ostaggi di una potenza straniera: per loro non si spende, non si fanno blitz militari, non si fanno boicottaggi, non ci si straccia le vesti.

E’ la coerenza italica, peggiorata con Renzi.

Stefano Biasioli
Segretario Generale CONFEDIR



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