Da quarant’anni, dalla Guerra dei sei giorni del 1967, il Golan, area estesa tra Israele, Siria, Giordania e Libano rappresenta il simbolo e il territorio conteso tra Siria e Israele. In realtà dei tanti confini che dividono il Medio Oriente le Alture del Golan sono stati i più stabili, nonostante l’annessione del territorio siriano da parte di Israele non sia stata riconosciuta internazionalmente e nonostante da decenni le Nazioni Unite ne impongano allo stato ebraico la restituzione. Lo scenario è però cambiato con la crisi siriana e il progressivo sfaldamento del regime di Assad. Le divisioni dell’esercito di Assad presenti sul confine si sono ritirate e buona parte dell’area è stata occupata dalle milizie di al – Nusra, alleate dello Stato Islamico.
A destare maggiore preoccupazione tra le Forze di Difesa Israeliane (IDF) è stata però la presenza sulle Alture del Golan, dallo scorso marzo, delle milizie di Hezbollah. Le autorità israeliane hanno puntato il dito contro la presenza di Hezbollah e non hanno mai nascosto di temer maggiormente la loro presenza rispetto al gruppo di al-Nusra. Inoltre dall’inizio della crisi siriana e dall’ingresso di Hezbollah al fianco dell’esercito di Assad, numerosi sono stati i raid israeliani condotti in territorio siriano contro armamenti destinati al Partito di Dio. È in questo contesto che lo scorso venerdì il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah ha messo in guardia le autorità israeliane dal compiere raid ed attacchi in Siria contro l’asse della resistenza, Hezbollah e militari iraniani, impegnati al fianco di Assad. Nasrallah ha fatto sapere alle autorità israeliane di avere capacità militari in grado di colpire qualsiasi località dello stato ebraico e addirittura di poter invadere la Galilea.
La risposta israeliana non si è fatta attendere e domenica mattina elicotteri israeliani hanno colpito alcuni miliziani del Partito di Dio che si trovavano nel villaggio di Mazrat al-Amal, la capitale siriana del Golan. Tra le vittime anche, Jihad Mughnyeh, giovane miliziano benvoluto dagli alti ranghi di Hezbollah e da Nasrallah in persona e figlio dello storico comandante militare di Hezbollah ucciso a Damasco nel 2008 in circostante misteriose. Ancor più sorprendente è la morte – seguita da una durissima reazione e condanna da parte di Teheran – di un alto generale iraniano, Mohammad Ali Allahdadi, considerato nella catena di comando iraniana operante in Siria secondo soltanto al generale Suleimani, artefice della salvezza del regime di Assad e delle sconfitte sul campo dell’Isis in Iraq.
La tensione in queste ore è altissima sia in Libano, dove Hezbollah è in stato di massima allerta, sia in Israele dove le IDF hanno allontanato le proprie pattuglie dal confine con il Libano per timore di attacchi. Molti attendono e temono una forte reazione da parte di Hezbollah per un attacco che desta non pochi dubbi e sospetti all’interno dello scenario Medio Orientale. Un docente di Scienze Politiche e Religiose dell’Università Internazionale Libanese di Saida, Shaykh Sadeq Naboulsi Ahmad, intervenuto a Roma ad un convegno sul “rispetto e la tolleranza con le altre religioni nell’Islam”, ha commentato a caldo lo scontro sul Golan e ha sottolineato come non sia scontata e immediata una risposta di Hezbollah, precisando che sarà il Partito di Dio a definire i tempi e i modi dello scontro, e non Israele. Sono molti, in queste ore, i giornalisti libanesi che definiscono l’azione militare israeliana un pericoloso escamotage per la prossime elezioni che si terranno a marzo in Israele. Inoltre si va rafforzando l’idea, ribadita più volte dallo stesso Nasrallah, che dietro all’Isis vi sia l’appoggio diretto di quei paesi, quali Turchia, Arabia Saudita e Qatar, che oggi, a vario titolo, sono coinvolti nella coalizione contro lo Stato Islamico.
Hezbollah, impegnato militarmente contro l’Isis e al – Nusra che premono sul confine libanese si trova ora a gestire una delicatissima fase: aprire un confronto a tutto campo e dalle conseguenze imprevedibili contro le IDF oppure continuare ad operare in Siria al fianco di Assad e stabilizzare la frontiera tra Libano e Siria, in attesa anche della conclusione dei negoziati sul nucleare iraniano, vero snodo di una trattativa che può risolvere o far naufragare le sorti di tutto il Medio Oriente. Intanto nel momento in cui scrivo mi confermano la notizia che Israele ha lanciato lo stato di allerta in Galilea.
Matteo Bressan è autore di “Hezbollah Tra integrazione politica e lotta armata” (Datanews 2013) e coautore insieme a Laura Tangherlini di “Libano nel baratro della crisi siriana – l’emergenza umanitaria, il ruolo di Hezbollah, le implicazioni geopolitiche in Medio Oriente” (Poiesis Editrice 2014).