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Ecco come la stampa indiana ha analizzato la visita di Obama

È una stampa indiana soddisfatta quella che ha commentato il rilancio dei rapporti tra Washington e Nuova Delhi, suggellato dalla visita del presidente americano Barack Obama nel subcontinente asiatico. I media del Paese non hanno perso tuttavia occasione per ricordare che sarebbe sciocco farsi trascinare in un braccio di ferro che riguarda principalmente Cina e Usa, rammentando, invece, che non sono pochi i vantaggi che potrebbero derivare da una posizione equidistante, prudente e neutrale rispetto alle due grandi potenze.

LA VICINANZA POLITICA

Al di là degli accordi economici, commerciali e militari annunciati (e qui riassunti da Formiche.net), la vera svolta tra i due Paesi è infatti essenzialmente politica. Per due lustri, al premier indiano Narendra Modi, era stato addirittura negato il visto d’ingresso negli Stati Uniti, in quanto “persona non grata”. Poi Obama ha cancellato l’atto, ponendo le basi per un nuovo dialogo. Non sempre i rapporti tra i due Paesi sono stati idilliaci. Solo due anni fa, nello Stato asiatico, si bruciavano le bandiere a stelle e strisce a seguito di una disputa diplomatica.
Ma l’interesse comune al contenimento della Cina, al rafforzamento delle relazioni economiche e la sintonia creatasi tra i due leader durante la visita del primo ministro indiano a Washington nel settembre scorso, hanno prodotto quella che Modi stesso ha definito una “chimica” che può funzionare.

UNA STRANA CHIMICA

Secondo il Times of India, per entrambi i leader “questo sforzo congiunto ha benefici nazionali“. Per Modi è il fatto che l’unica superpotenza del mondo ha deciso di investire nella crescita dell’India. Mentre Obama, spiega il quotidiano, potrebbe terminare la sua presidenza avendo nel rapporto con il Paese asiatico “il punto più brillante della sua pagella“. Tra i due, dunque, ci sarebbe un reciproco interesse.

LIBERO MERCATO

Ma mentre molti commentatori si sono concentrati sul mutamento delle relazioni tra i due Paesi, Rudra Chaudhuri, senior lecturer del King’s College di Londra e autore di “Forged in crisis: India and the United States since 1947”, pensa sarebbe opportuno piuttosto soffermarsi sul fatto che quest’ultime siano fortemente condizionate dai cambiamenti che l’India stessa sta vivendo al suo interno. In un’analisi su The Hindu, l’esperto ha rimarcato come Modi abbia deciso di abbracciare senza più ambiguità “la politica del libero mercato“, in passato un punto di scontro tra due nazioni con una struttura sociale e un background culturale profondamente diversi. Ora, l’India, “è pronta ad aprirsi al mondo e a svolgere un ruolo centrale ben oltre i suoi confini“. E questo ha riflessi importanti anche nelle relazioni con Washington.

UN RUOLO CHE CAMBIA

Più specificamente, ha spiegato Brahma Chellaney, analista geostrategico e autore di “Water, Peace, and War” (Rowman & Littlefield), “la politica di Modi sembra orientata a spostare l’India dal suo non allineamento di lunga data verso una contemporanea, globalizzata praticità“. Questo significa che dall’essere non allineata, Nuova Delhi rischia di diventare “multiallineata”, anche se più protesa verso gli Stati Uniti e le altre democrazie in Asia e in Europa. Nonostante ciò, sottolinea l’autore, l’India continuerà un proprio percorso “indipendente“. Ad esempio, a differenza del Giappone, “ha rifiutato di aderire alle sanzioni finanziarie americane condotte contro la Russia“, evitando di compromettere troppo, almeno per il momento, le relazioni con la Cina.

IL TRIANGOLO CINA-INDIA-USA

Il triangolo tra Pechino, Nuova Delhi e Washington e Pechino rimane infatti la lente migliore per leggere i vorticosi mutamenti diplomatici in atto. Secondo la ben nota dottrina della “rassicurazione strategica”, l’America, ha commentato sul New Indian Express lo strategist conservatore Bharat Karnad, è stata finora incline a riconoscere un ruolo di nuova potenza alla Cina, immaginando così la creazione di un governo mondiale che si reggesse su una sorta di G-2. Questa concezione, che per l’esperto non ha considerato le necessità strategiche e di sicurezza dell’India, ha per lungo tempo tenuto creato distanza tra Nuova Delhi e Washington. Ora le cose, seppur lentamente, sembrano cambiare, anche se il fronte degli scettici – compreso Karnad -, è ancora discretamente affollato.

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