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Così Tsipras sta turbando popolari e socialisti a Strasburgo

Il risultato delle elezioni greche ha causato un terremoto in Europa. In seguito alla vittoria del leader di Syriza Alexis Tsipras è iniziato il “j’accuse” all’interno del gruppo PPE al Parlamento europeo (partito a conduzione tedesca, fautore dell’austerità), e un’opa su Syriza da parte del gruppo S&D (i socialisti europei).

La riflessione che si è aperta all’interno del PPE è animata da preoccupazioni su vari fronti: prima fra tutte, la consapevolezza che se la Grecia non pagherà i debiti, alcuni Paesi europei saranno “rovinati”, l’Italia in primis visto che abbiamo un credito pari a 40 miliardi di euro. Inoltre, nei corridoi di Bruxelles si vocifera che la famiglia popolare abbia preso finalmente atto che l’austerità “tout court” ha avuto un costo politico: la perdita delle elezioni per i partiti membri del PPE in alcuni Paesi (quali Cipro, Portogallo e Grecia) e la consapevolezza che la stessa sorte potrebbe toccare alla Spagna (prossimo Paese che andrà alle urne).

Secondo alcuni eurodeputati greci del partito Neo Demokratia (membro del PPE), i cittadini hanno identificato il PPE con la Troika, che per i greci ha significato perdita di posti di lavoro, riduzione di stipendi, drastica riduzione delle pensioni, insomma “il male assoluto”. I bene informati dicono che il presidente del Gruppo PPE, il tedesco Manfred Weber, sia arrivato alla conclusione che la strategia dell’austerità in Grecia ha fallito e che per evitare di perdere le elezioni anche in Spagna probabilmente bisognerà fare “qualche concessione” ai Paesi che ne hanno bisogno.

Sempre in seno al PPE gli esponenti che arrivano dal “nord Europa” fanno notare che le situazioni di questo genere sono pericolose, perché i cittadini di un Paese povero come la Lettonia potrebbero lamentarsi del fatto che alla Grecia vengano fatte concessioni e si potrebbe aprire un vaso di Pandora a livello europeo.

Nel frattempo i socialisti europei vorrebbero capitalizzare la vittoria di Tsipras e cercare di portare il partito Syriza, ora membro del gruppo GUE (gruppo confederale della Sinistra unitaria europea), nella famiglia socialista (S&D). Per agevolare “l’impresa” si è scomodato anche il Presidente dell’Europarlamento, il tedesco Martin Schulz (di estrazione socialista) che approfittando del suo ruolo istituzionale si è precipitato ad Atene sperando di portare a casa l’ingresso di Syriza nel gruppo S&D. Un ottimo “bottino” che vale il 36% dei voti greci.

Infatti Schulz, osservano i maligni, nonostante la sua veste istituzionale, continua a voler mantenere un ruolo nel gruppo S&D (di cui è stato presidente) quasi a non voler mollare la presa al suo successore Gianni Pittella, forse nella consapevolezza che fra due anni, allo scadere del mandato di Presidente del Parlamento europeo, potrebbe tentare di riprendersi la poltrona di capogruppo dei socialisti a scapito dell’italiano Pittella.

E mentre i partiti a livello europeo discutono sul da farsi, gli osservatori notano che i russi si stanno già muovendo per aprire un rapporto privilegiato con il governo greco e il suo leader Tsipras.



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