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Poste italiane, tutte le idee (prioritarie) di Caio

Chiamato dal governo Renzi nel maggio scorso per guidare Poste Italiane anche verso la privatizzazione, Francesco Caio ha dovuto prima concentrarsi sul piano industriale del
gruppo presieduto da Luisa Todini, non tralasciando – anzi – la questione spinosa del servizio universale.

IL PIANO

A fine anno Poste Italiane ha illustrato il piano industriale 2015-2020, ponendosi come obiettivo 30 miliardi di euro di ricavi. Tre miliardi di investimenti, 8mila assunzioni, misure per la formazione e la riqualificazione del personale.
Ma per compensare la domanda in flessione e i tagli della remunerazione riconosciuta dallo Stato per il servizio universale, scesa da 350 milioni a 262,4 milioni, Caio ha dichiarato di sentirsi anche costretto a “ridefinire il servizio universale”.

LE NOVITA’

Così, visto il calo del business tradizionale e la riduzione degli introiti statali, potrebbero essere introdotte una serie di novità. Ecco tutti gli aumenti annunciati nei documenti spediti al governo in vista della privatizzazione della società ma che dovranno essere autorizzati dall’Autorità per le Comunicazioni.
Al costo di 1 euro e con un’attesa fino a 4 giorni (nel 90% dei casi) ritorna la posta ordinaria, mentre lieviterà a 3 euro la prioritaria che sarà consegnata entro un giorno, puntuale solo nell’80% degli invii, contro la vecchia prioritaria che attualmente giunge a destinazione in una giornata nell’89% dei casi.
“Colpisce – ha scritto Aldo Fontanarosa oggi su Repubblica – che le Poste vorrebbero farci pagare di più per un servizio peggiore”.
Di minore entità sarà l’aumento per le raccomandate, che oggi costano 4 euro (sotto i 20 grammi), e che in futuro costeranno 4 euro e 25 centesimi, ma impiegheranno un giorno in più per arrivare, da tre a quattro.
In vista del rinnovo del contratto di servizio previsto entro marzo 2015, Poste italiane per alzare l’asticella dei ricavi prevede un alleggerimento e una maggiore flessibilità del servizio di recapito. La consegna della posta ordinaria, che oggi avviene dal lunedì al venerdì, potrebbe infatti avvenire a giorni alterni e la sua frequenza potrebbe essere graduata anche in base al numero degli abitanti. Non mancano comunque le prime proteste sindacali.

IL RIASSETTO MANAGERIALE

In funzione della possibile quotazione in Borsa Caio ha previsto cambiamenti anche nel management del gruppo. A partire da febbraio Luigi Ferraris prenderà il posto di Luigi Calabria come nuovo Direttore Finanziario. Ferraris ha da qualche giorno lasciato l’incarico di responsabile dell’Area America Latina di Enel, nonché di Gerente General della controllata cilena Enersis.
Secondo anticipazioni riportate da Milano Finanza, il riassetto a breve potrebbe coinvolge anche l’area information technology, dove è prevista la nomina di un nuovo responsabile “proveniente dal settore bancario”, ha specificato la giornalista di MF Anna Messia; il nuovo responsabile potrebbe prendere il posto di Maria Pia Sassano, arrivata lo scorso giugno alle Poste Italiane per guidare la trasformazione tecnologica del gruppo Poste.

Cambiamento futuribili anche “l’area affari regolamentari e istituzionali con Bianca Martinelli, manager del settore comunicazioni e già consigliere di amministrazione di Vodafone Italia arrivata in Poste a giugno, che si focalizzerebbe sulla parte regolamentare”, si legge sul quotidiano finanziario del gruppo Class.

LA DIGITALIZZAZIONE

Il piano di Caio prevede investimenti in piattaforme e servizi digitali per 3 miliardi di euro, di cui circa 500 milioni per la sicurezza e la riqualificazione degli uffici postali.
L’attenzione del gruppo sarebbe però focalizzata anche sulla digitalizzazione dei cittadini, che, come ha dichiarato Caio in recenti interviste, potrebbe proprio passare per le Poste, colmando il gap con il resto dell’Europa. “L’innovazione sono le start up, i prodotti tecnologici, ma anche le infrastrutture e un mutamento culturale”, ha detto Caio a Repubblica, che oltre a voler fornire strumenti semplici e utilizzabili da tutti punta anche a giocare un ruolo “come fornitori dell’identità digitale ai servizi che possiamo offrire alle imprese e allo Stato nella gestione dei documenti dematerializzati”.

Di un possibile contributo di Poste alla digitalizzazione del Paese portata avanti dal governo Renzi ha parlato recentemente Formiche.net anticipando l’ipotesi di un nuovo dipartimento ad hoc alla presidenza del Consiglio specializzato in materia digitale.

I PASSI VERSO LA PRIVATIZZAZIONE

“L’intenzione di Caio – ha scritto Anna Messia su Milano Finanza riferendo di fonti vicine al manager – sarebbe quella di accelerare il più possibile l’avvio della realizzazione del piano e soprattutto la preparazione del gruppo per la Borsa, per dare concretezza ai piani del governo che prevedono la privatizzazione del 40% delle azioni di Poste Italiane, oggi interamente in mano al ministero dell’Economia”.

Accantonato per dare spazio all’approvazione del piano industriale, il processo di privatizzazione di Poste Italiane è infatti riapprodato al Ministero dell’Economia, dove due giorni fa si è svolto un incontro tra i vertici di Poste Italiane, il Capo del Dipartimento del Tesoro, Vincenzo La Via, il Capo della Segreteria Tecnica del Ministro, Fabrizio Pagani, e gli advisor finanziari del Tesoro e della Società, rispettivamente Lazard e Rotschild.

Presentati da Caio gli obiettivi del piano, le modifiche alla squadra e le misure necessarie per procedere alla quotazione della società, il Mef ha confermato con determinazione il target temporale del 2015 e rimandato a metà febbraio la prossima riunione del gruppo di lavoro.

“L’equity story che le banche dovranno raccontare al mercato descrive un gruppo che presenta una varietà di offerta unica nel suo genere dai recapiti, alla finanza e alle assicurazioni, e che beneficia di una piattaforma di distribuzione molto forte”, ha scritto Laura Serafini sul Sole 24 ore.

Ma “L’operazione trova i suoi limiti nel fatto che il piano resta ancora un documento aperto, le cui proiezioni nel tempo non si possono chiudere finché non sarà concluso il negoziato in corso con l’Autorithy per le comunicazioni e con il ministero dello sviluppo economico per la definizione delle nuove regole e tariffe del comparto dei recapiti dei termini di una probabile ristrutturazione che dovranno poi trovare formulazione concreta nel contratto di programma che dovrà essere firmato entro marzo”, si legge sul quotidiano confindustriale.



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