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Così dall’Umbria lancio il Partito Popolare. Parla Claudio Ricci

Il Partito popolare in Italia nascerà solo dal basso, non certo da alchimie parlamentari. Parola di Claudio Ricci. Ingegnere di cinquant’anni, sindaco di Assisi al secondo mandato in quota centrodestra, dopo la mancata candidatura a presidente della Regione Umbria nel 2010 per un niet di Silvio Berlusconi, da tempo ha deciso di prendere l’iniziativa sfidando la governatrice uscente del Pd, Catiuscia Marini, e mettendosi alla guida di una coalizione di tre liste civiche (Per l’Umbria Popolare, Cambiare l’Umbria e Ricci presidente) che ha ottenuto l’appoggio della Lega Nord di Matteo Salvini.

Ricci, che succede in Umbria? E quanto è partito il suo progetto?

Per l’Umbria Popolare è un’associazione nata 15 mesi fa, con marchio depositato insieme a quello di Per l’Italia Popolare per costruire il partito unico dei popolari e dei moderati. Il primo evento pubblico è stato il 23 novembre 2013. Nel maggio 2014 questa esperienza si è allargata a due Comuni, Bastia Umbra e Spoleto, dove la lista ha superato il 15% eleggendo il candidato sindaco.

Lei non è iscritto a nessun partito?

Ad oggi no. Sono stato iscritto alla Dc, poi dal 1994 ho aderito a Forza Italia e in seguito al Pdl fino al 2013. Quando abbiamo avviato questa associazione, non mi sono più iscritto ad alcun partito e su questa base sto cercando di riaggregare il popolo dei moderati con un esperimento trasversale in Umbria che mi auguro possa coinvolgere tutti i partiti del centrodestra ma mantenendo preminente la centralità del blocco popolare e civico. Credo che in futuro si andrà sempre più verso la ricomposizione dei moderati insieme a una destra sociale connessa con i valori della famiglia e della legalità, un modello alla francese che riprende quello con cui Berlusconi vinse nel 2001.

Come può stare dentro questo schema la Lega di Salvini che ostracizza l’Ncd?

Un progetto del genere lo si fa partendo dalle persone e dai contenuti. Noi con la Lega siamo d’accordo sulla quasi totalità dei loro temi. Faccio alcuni esempi: la Lega sulla strada E45 è convinta, come noi, che vada riqualificata ma non messa a pedaggio per residenti, turisti e operatori economici. Siamo sulla stessa linea poi sul taglio delle indennità del presidente, degli assessori e dei consiglieri regionali per risparmiare 5 milioni di euro e finanziare la riduzione dell’addizionale irpef regionale. Ad Assisi l’abbiamo fatto, l’addizionale Irpef comunale è pari a zero per tutte le categorie.

E su sicurezza e immigrazione?

Sulla legalità e la sicurezza ad Assisi siamo stati dei pionieri. Il famoso pacchetto Maroni si è ispirato anche ad nostre esperienze, come le mie ordinanze sul controllo dell’accattonaggio per distinguere chi veramente ha bisogno dei servizi sociali dai fenomeni di microcriminalità. Così come per le ordinanze sugli sgomberi dei campi nomadi e per l’attività svolta dai volontari della sicurezza che segnalano situazioni a rischio. Con Salvini abbiamo moltissime assonanze, come l’idea che occorre dare ospitalità agli immigrati ma in maniera gestibile. Papa Francesco parla spesso di dignità; non possiamo accogliere cento persone senza garantire dignità, possiamo però accoglierne dieci assicurando il rispetto di questo valore. Magari da parte di Salvini c’è una comunicazione fatta in maniera più incisiva per ragioni di posizionamento, ma nella sostanza siamo in sintonia.

Nel suo progetto rientra anche Forza Italia?

Sono stato iscritto a Fi e al Pdl per 15 anni, ricoprendo anche l’incarico di responsabile organizzativo regionale e vicecoordinatore regionale. Nel 2010 ero il candidato migliore per battere la sinistra in Umbria, come tutti i sondaggi dimostravano, ma per ragioni di posizionamento interno venni escluso e al mio posto fu scelta una pur rispettabile persona (Fiammetta Modena, ndr) che ha ottenuto il peggior risultato della coalizione (37,70%, ndr). Le candidature non si inventano, sono frutto di un percorso, soprattutto in un’area come questa dove il Pd ha monopolizzato ogni microriferimento territoriale. Per questo abbiamo deciso di non aspettare i partiti e lanciare la nostra iniziativa con tre liste civiche, 400 riferimenti territoriali e 100 comitati “Noi per il cambiamento” coinvolgendo circa 120 tra sindaci, assessori e consiglieri comunali. Molte componenti di Fi hanno già dichiarato che mi appoggeranno, e così anche in Fratelli d’Italia fino ai consiglieri regionali di Ncd e Udc. Sono in attesa di conoscere le determinazioni finali dei partiti.

Che differenza c’è tra il suo percorso e quello di Area Popolare?

La differenza è legata a quanto accade in Grecia e Spagna, dove sono nati movimenti dal basso, nei territori, che stanno raggiungendo percentuali elevatissime con il passaparola fisico e tramite i social. I partiti non si fanno più dall’alto, dalle aggregazioni parlamentari. La mia operazione è opposta a quella di Area Popolare: stiamo costruendo il partito dal basso, dai consensi elettorali, dalle persone che si candidano, è un rovesciamento della piramide perché le alchimie parlamentari non servono più. I casi di Syriza e Podemos insegnano questo.

Rispetto ad Area Popolare che sta al governo col Pd, voi invece siete saldamente nel centrodestra?

C’è una grandissima differenza rispetto all’Ncd perché sono assolutamente contrario a tutte le posizioni nodali del governo di centrosinistra in Umbria. Il nostro è un modello alternativo alla sinistra, compresa quella renziana, sia su scala regionale che nazionale. Vogliamo anticipare in Umbria quello che potrebbe accadere in Italia. Se si punta a creare il Partito popolare, lo si deve fare con sperimentazioni nelle Regioni, non perché qualcuno lo decide in Parlamento.


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