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Chi è perplesso (e perché) sul decreto anti jihadismo

Dopo settimane di attesa, rinvii e qualche polemica, è stato approvato ieri in Consiglio dei ministri il decreto che punta, con norme ad ampio raggio, a contrastare il terrorismo internazionale di matrice islamica (qui tutti i dettagli). Le misure studiate da Palazzo Chigi, spinte dagli attentati in Francia, entrano subito in vigore, ma non convincono tutti.

LE RISERVE SULLA SUPERPROCURA

Per i Servizi il pacchetto di norme va nella direzione giusta, ancor di più se – come confermano fonti del Copasir a Formiche.net – anche la questione delle risorse finanziarie in più per gli 007, circa 9 milioni di euro, fosse contemplata nel decreto, di cui non è ancora noto il testo definitivo. A convincere è soprattutto l’ampliamento dei poteri speciali degli agenti, le cosiddette garanzie funzionali, necessari a combattere efficacemente le nuove minacce. Tuttavia, da ambienti vicini all’intelligence filtra l’incomprensione per la creazione della nuova Superprocura. L’Italia – come ha ricordato il ministro della Giustizia Orlando – ha procure distrettuali che da tempo indagano sul terrorismo internazionale, ma non aveva una struttura di coordinamento centrale, che sarà ora affidata alla procura nazionale Antimafia. Una scelta frutto, secondo indiscrezioni, di diatribe tecnico-politiche, ma non realmente utile sul piano operativo, se non talvolta potenzialmente “dannosa”.

I TIMORI DI TRICARICO

A creare malumori, questa volta nel mondo della Difesa, è anche il potenziamento del contingente militare per i servizi di vigilanza. Per Leonardo Tricarico, già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica e consigliere militare di D’Alema, oggi presidente della Fondazione Icsa, “c’è una deriva verso un uso non militare delle Forze Armate“. Il riferimento è a “missioni come Mare nostrum“. O a Strade sicure, prorogata fino al 30 giugno 2015 e nell’ambito della quale il numero complessivo di soldati passa da 3mila a 4.800 unità: 600 saranno impiegati per l’Esposizione universale che comincerà il 1° maggio a Milano, 200 per la Terra dei Fuochi. Presìdi di sicurezza aggiuntivi, che non convincono il generale: “Queste scelte sono accentuate dal contestuale disimpegno militare in aree di crisi. Paradossale, dal momento che le crisi si moltiplicano. Purtroppo, se i militari italiani non vengono più impiegati all’estero, in pochi anni finiremo per non avere più un esercito degno di questo nome“.

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