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Così i Servizi segreti italiani hanno difeso il cyberspazio nel 2014

Da una lettura della Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza relativa al 2014 trasmessa al Parlamento, emerge una differenza solo in apparenza “casuale” rispetto alla relazione del 2013: la minaccia cyber è stata relegata, dai nostri Servizi d’intelligence, nella terza sezione.

Infatti, la relazione del 2013, proprio a sottolineare la rilevanza raggiunta dalle minacce asimmetriche provenienti dal cyberspazio, dedicava la prima sezione ai cyberthreat, “alla luce dell’importanza che lo spazio cibernetico riveste per il benessere e la sicurezza del Paese”.

Viceversa, la relazione del 2014 si apriva con un focus sul fenomeno jihadista nella sua duplice sfaccettatura, globale e regionale.

Verrebbe da chiedersi cosa abbia spinto i relatori a relegare la minaccia cyber alla terza sezione, o in altre parole, se tale “penalizzazione” indichi una diminuita percezione della minaccia da parte dei responsabili dell’intelligence italiana.

Se si legge attentamente il testo, sin dall’executive summary emerge un cambiamento di approccio rispetto alla minaccia cibernetica intesa nel suo più ampio alveo strategico, laddove è possibile leggere che “la terza parte dell’elaborato, intitolata “La minaccia nel cyberspazio”, muove dai più significativi aspetti fenomenici della cyberthreat per tratteggiare poi le sfide future che l’intelligence dovrà fronteggiare con riguardo all’evoluzione delle modalità operative e all’ampio range di finalità e attori, cui corrisponde un ventaglio altrettanto diversificato nelle tipologie di rischio per la sicurezza del Sistema Paese: dagli attacchi alla sicurezza delle infrastrutture critiche nazionali allo spionaggio digitale, dall’hacktivismo contro obiettivi istituzionali al cyberjihad”.

Quindi, come sottolineato chiaramente nell’introduzione alla relazione, la terza parte racchiude, nell’analisi della poliedricità delle minacce cibernetiche, tutte le sfaccettature delle altre minacce, siano esse di natura terroristica, economico-finanziaria, criminale o sovversiva. La ragione è che la difesa dello spazio cibernetico è una sfida che può essere affrontata solo attraverso un approccio strategico che coinvolga l’intero sistema-Paese.


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