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Pd Campania, su De Luca regolamento dei conti a danno delle istituzioni

Quel che penso delle primarie l’ho detto e ridetto: sono un inganno, una guerriglia tra cordate di candidati dal momento che non c’è una legge che le regoli come accade degli Usa. Ho scritto “inganno” perché quel che manca nel Pd è un minimo di democrazia interna con organi dirigenti in grado di discutere e decidere.

Tuttavia ora le primarie si configurano sempre più come atti che macchiano il volto stesso del PD: basta leggere quel che hanno scritto i giornali dopo le esperienze di Bologna, della Liguria e, adesso, in Campania.

In questa regione il candidato De Luca ha vinto le primarie ma a norma della “legge Severino” è candidabile alle elezioni per la presidenza ma non eleggibile. Se le cose restano come sono oggi, il Pd dovrà candidare De Luca il quale, se eletto, non potrà essere insediato come Presidente della Regione in virtù di quella legge.

A mio avviso, De Luca ha ragione nel dire che il suo caso (cioè una condanna per abuso d’ufficio che riguarda questioni formali e non sostanziali) è ingiusto. Eppure, il presidente del Consiglio Renzi ha ribadito con forza che la legge Severino non si tocca.

Mi chiedo: perché il Pd ha candidato alle primarie De Luca sapendo che è ineleggibile? E, dunque, i 170 mila che lo hanno votato contano zero. La destra, da parte sua, disporrà di un fortissimo argomento in campagna elettorale: il candidato del PD è ineleggibile.

Inoltre: se De Luca dovesse risultare eletto e vincere la battaglia per la presidenza della Regione quali saranno le conseguenze nelle istituzioni? O esse sono soltanto strumenti per regolare i conti di una lotta interna di partito?

Su tutto questo nel Pd tutti tacciono, maggioranza e minoranza.

(post tratto dal profilo Facebook di Emanuele Macaluso)



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