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Progressi e incognite nella lotta a Isis. Parla il generale Allen

“Non solo addestreremo i ribelli siriani moderati, noi li doteremo dei più recenti sistemi d’arma e, quando arriverà il momento, saremo pronti a proteggerli”: con queste parole il generale John Allen, inviato speciale del presidente Obama nella coalizione internazionale contro l’Isis, è intervenuto ieri nella sede di Atlantic Council a Washington, in un incontro organizzato per discutere dell’impegno degli Stati Uniti e dei loro alleati nella lotta al califfato.
In più di un’occasione il generale ha sottolineato la volontà da parte dell’amministrazione Obama di esercitare un ruolo di leadership cui gli Usa sono chiamati e la necessità di adottare strategie più idonee ad assicurare l’impegno internazionale contro il terrorismo e l’instabilità che affligge alcune aree del Medioriente.

Allen si è detto fiducioso circa gli sforzi di reclutamento posti in essere da Washington tra i gruppi ribelli più moderati, anche se non mancano i disaccordi tra l’amministrazione americana e gli altri membri della coalizione nata per combattere l’Isis e che comprende Gran Bretagna, Francia e Italia accanto a un certo numero di stati arabi, tra cui la Giordania, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti.
Anche se la Casa Bianca ha deciso di concentrare i propri sforzi contro il califfato nero, i suoi partner premono per estendere gli obiettivi dell’intervento ed includere tra i target anche il regime siriano di Bashar al-Assad: una decisione che Washington non ha ancora preso, preferendo utilizzare lo strumento della guerra per procura invece della forza diretta.

Allo stesso tempo, le dichiarazioni del generale hanno messo in luce le difficoltà derivanti dalla mancanza di controllo del territorio e delle fazioni presenti: l’esempio più esplicativo è recente e riguarda lo scioglimento di un gruppo locale sostenuto dagli Stati Uniti, il movimento Hazm. Si tratta di una fazione siriana ribelle, che ha ricevuto supporto tattico americano e si è disgregata all’inizio di questa settimana a causa degli attacchi da parte di Jabhat al-Nusra, cellula terroristica affiliata ad Al Qaeda.
Sopraffatti dall’azione del gruppo estremista, più attrezzato e intransigente, molti membri del Movimento Hazm sono stati costretti ad abbandonare la base militare nei pressi di Aleppo in cui si addestravano.

Alcune frange si sono poi unite al Fronte Al-Shamiah. Nonostante questa forte instabilità, Allen è apparso ottimista per quanto concerne il morale e la determinazione dei ribelli che cercano di combattere il califfato, affermando di essere “sorpreso” circa il numero di volontari che si aggregano contro gli jihadisti.
Secondo fonti militari Usa, la formazione tattica per i volontari, stimati in circa 1500, è prevista nelle prossime quattro-sei settimane e potrebbe svolgersi in Turchia, Arabia Saudita e Qatar. Da un punto di vista numerico la coalizione internazionale conterebbe di formare circa 5mila combattenti armati nel 2015 e circa 15mila combattenti nel corso dei prossimi tre anni.

Ancora pesano incognite circa gli strumenti di stabilizzazione da adottare nel lungo termine e una nota negativa per l’Italia è certamente riscontrabile nello scarso livello di attenzione verso quanto sta accadendo in Libia: gli sforzi statunitensi e della coalizione internazionale sono prevalentemente indirizzati a quanto sta accadendo in Siria e Irak mentre l’instabilità libica, che perRoma è estremamente pericolosa, non trova ancora ampia sensibilità a livello internazionale.


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