Secondo i dati EUROSTAT in Italia il 56% della popolazione legge almeno un libro (con un reddito pro capite di 27.000), mentre la Germania la percentuale sale al 79% con un reddito però a 34.000 euro), mentre la media europea è al 70% (30.000 euro di reddito in media, comunque superiore all’Italia).
I dati sulla lettura in Italia sono però preoccupanti: oltre 800 mila persone sono uscite dal mercato della lettura di libri, oltre 1,9 milioni di persone hanno smesso di leggere abitualmente un quotidiano e 3,6 milioni di persone un periodico.
Sono alcuni dei dati emersi ieri durante l’incontro “Senza lettura non c’è crescita. Quotidiani, periodici e libri come leva per lo sviluppo del Paese”, tenuto a Roma presso la Sala Capitolare del Senato, in cui è stata presentata la proposta di un “bonus lettura” per i giovani e per le loro famiglie, avanzata dalle otto Associazioni della Filiera Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione.
Una contrazione di un mercato che a che fare con la riduzione del reddito disponibile e che ha accentuato una tendenza già in atto in Italia. Ma quella che può essere una constatazione macroeconomica – hanno sottolineato gli organizzatori – diventa un dato allarmante se messo in relazione con il benessere della società e dell’influenza della lettura e della cultura sulla società italiana.
Se abbiamo avuto la forza di mettere in Costituzione il pareggio strutturale di bilancio – hanno sottolineato i relatori – dovremo introdurre anche degli altri obiettivi almeno a livello sociale: ad esempio quello di leggere di più per crescere di più e meglio.
Come ha messo in evidenza Virman Cusenza, direttore de Il Messaggero, durante l’incontro, la cultura e la lettura sono la premessa ai consumi non solo come leva di sviluppo del mercato, ma come migliore antidoto alla mancanza di innovazione e creatività.