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Rcs, Mondadori, Elena Ferrante. Che succede sugli scaffali?

Cosa bolle nel mondo dei libri? Potremmo chiamarla un’aria frizzante se non fosse quello dell’editoria un settore che di certo non naviga in ottime acque.

L’Italia è un Paese che legge poco. Secondo gli ultimi dati Istat, nel 2014 rispetto al 2013, la quota di lettori di libri è scesa dal 43% al 41,4%, con 1 famiglia su 10 senza nemmeno un libro in casa. Eppure l’ambiente è in fermento.

A cominciare dalla richiesta di acquisizione di Rcs libri da parte di Mondadori. Dopo essere stata definita su illibraio.it “un’insana unione” da Sandro Veronesi e dopo che una serie di autorevoli autori di Bompiani, come Umberto Eco, hanno firmato una lettera aperta pubblicata dal Corriere, contro il possibile accordo, è notizia di ieri che il consiglio di amministrazione di Rcs Mediagroup ha deliberato un periodo fino al prossimo 29 maggio per valutare tutti gli aspetti dell’offerta del gruppo mondadoriano.

Possibili nomi al supergigante potrebbero essere Mondazzoli o un Rizzodadori, come si diverte a ipotizzare Sandra Petrignani, autrice per Neri Pozza di Addio a Roma e Marguerite, che su Il Foglio si è appellata a quegli autori tanto indignati che forse proprio da loro stessi dovrebbero ripartire, sdoganati dalla politica e dal potere. Una voce quindi fuori dal coro dei no.

Altro caso che rende frizzante l’atmosfera nel mondo letterario è la candidatura al Premio Strega proposta da Roberto Saviano di Elena Ferrante con il suo Storia della bambina perduta, edito da Edizioni e/o. La particolarità della scelta di Saviano sta nel fatto che Elena Ferrante è uno pseudonimo. Sono anni che scrive e anni che si cela completamente. Non si sa se sia uomo o donna, anche se Dagospia, riprendendo i rumors dell’ambiente, sostiene sia la moglie di Domenico Starnone, la traduttrice napoletana Anita Raja.

E comunque tra risposte della Ferrante a Saviano false, una sola quella a Repubblica è vera, e interviste a Sandro Ferri, l’editore di e/o, la candidatura sta andando avanti con i mugugni di alcuni. Ad esempio quello di Sandro Veronesi che non è assolutamente favorevole a una sua partecipazione al Premio, a causa dell’anonimato. Ma nel lontano, non troppo, 1992, L’amore molesto firmato dalla Ferrante partecipò e nessuno si pose il problema.

C’è da dire che Elena Ferrante è un caso letterario oltre che di polemiche degli ultimi giorni. Paris Review pubblicherà nella sua Spring Issue del 2015 una sua intervista fatta dalla famiglia Ferri, appunto gli editori di e/o; il Foreign Policy l’ha inserita tra i cento pensatori più influenti al mondo; negli Stati Uniti i suoi libri sono un successo clamoroso, ma anche qui in Italia è molto amata dal pubblico.

Lo stesso Premio, sull’onda delle polemiche che lo vede protagonista tutti gli anni, ha cambiato alcune regole, inserendone una molto importante, ovvero nella cinquina finale almeno un libro deve essere di un piccolo-medio editore. Ecco che ritorna risonante la candidatura della Ferrante e le possibili conseguenze che tanto fanno parlare.

Tutto ciò in un Paese dove la lettura stenta a decollare e dove è necessario adottare delle strategie mirate per far aumentare il numero di lettori. È da poco infatti stato proposto al governo dalle otto Associazioni della Filiera Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione un Bonus lettura per i giovani dai 18 ai 25 anni per acquistare libri e giornali. Si è calcolato che questo buono-spesa possa interessare un’utenza di circa 5 milioni di persone. Ma appunto sono piani che vanno a intercettare lettori deboli, quindi la maggioranza, purtroppo, degli italiani.


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