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Vi spiego perché in Libia si sottovaluta il ruolo di Al-Qaeda

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Il governo di Tripoli e il Congresso Nazionale Generale, eletto nel 2012, decaduto con le elezioni del 25 giugno 2014 e “resuscitato” grazie alla sentenza della Corte Suprema del novembre 2014 che ha dichiarato illegittimi governo e parlamento di Tobruk, è dominato dal Partito della Giustizia e Costruzione, della Fratellanza Musulmana ed è appoggiato da una serie di milizie tribali, locali e islamiche, riunite alla meno peggio nell’“Operazione Alba”. Il loro collante è costituito dalla lotta contro le forze di “Dignità”. La Fratellanza, forte soprattutto nella potente “città-Stato” di Misurata, ha risentito anche in Libia del declino che ha avuto in Egitto e anche in Tunisia. Nei suoi rapporti con le milizie locali, è stata handicappata dalle sue tendenze centralizzatrici. Non può però rompere con gli islamisti radicali – anch’essi divisi fra coloro come Ansar al-Sharia – che fanno riferimento al-Qaeda, e quelle che hanno dichiarato obbedienza al Califfo. Teme che le forze del generale Haftar e quelle egiziane possano attaccarlo.

Le forze islamiste radicali sono presenti, soprattutto in Cirenaica. Fra le due fazioni – quella di al-Qaeda e quella dell’ISIS – esiste una contrapposizione feroce, analoga a quella che in Siria ha provocato feroci scontri fra l’ISIS e il Fronte al-Nusra (3.000 morti). I dirigenti di Tripoli e Misurata tengono perciò verso entrambe le fazioni un comportamento ambiguo. Anch’esse cercano di sabotare un compromesso fra Tobruk e Tripoli. Sanno che verrebbero eliminate. Prima o poi le milizie tribali e locali che si dividono il controllo del territorio e delle ricchezze anche della Tripolitania elimineranno gli islamisti.

Il pericolo degli islamisti in Libia è più mediatico che reale. Le loro operazioni sembrano finalizzate essenzialmente ad una strategia di propaganda. Come dimostrano le ricerche sociologiche effettuate in Tunisia, quest’ultima non è incentrata sul “verbo” di Maometto, ma sul fatto che l’ISIS paga i volontari. Valorizza così il bacino di disoccupati, soprattutto in Tunisia. I “fedeli del Califfato” hanno costituito campi di addestramento per giovani libici e tunisini da inviare in Siria e in Iraq. Fanno sfilate, invero molto bene organizzate e filmate, riunendo verosimilmente tutti i loro mezzi, in modo da dare un’impressione di potenza e d’invincibilità. Hanno diviso la Libia in tre province o emirati. Quello di Derna è retto da un emiro inviato in Libia da al-Baghdadi. Non sembrano possedere le capacità amministrative, la potenza finanziaria e le qualità militari dimostrate in Iraq e in Siria. Infiltrarsi nel vuoto di potere determinato dal contrasto fra sunniti e sciiti è una cosa. Occupare i territori controllati da milizie super-armate è tutt’altra. Inviano minacciosi messaggi anche all’Italia. Molto verosimilmente si divertono molto nel vedere come i media italiani li prendano sul serio e li amplifichino, aumentandone l’effetto sull’opinione pubblica. A parer mio, la minaccia dell’ISIS è sopravvalutata, mentre quella di al-Qaeda, specie nei suoi aspetti ideologici è sottovalutata.

Le minacce militari dalla Libia contro l’Italia sono inconsistenti. Non esiste rischio d’invasione anfibia né di ondate di centinaia di migliaia d’immigrati. I miliziani dell’ISIS sono addestrati per combattere, non per fare attentati in ambiente ostile. Le minacce verosimili sono tre: un aereo di linea carico di esplosivo che sfugga al controllo radar e che, a pelo d’acqua, raggiunga l’Italia; un barchino esplosivo lanciato ad alta velocità contro una nostra nave; oppure, un battello carico di esplosivi o di materiale radioattivo, fatto saltare in un nostro porto. Il ruolo dello schieramento di metà della nostra Flotta al largo delle coste libiche è quello di contrastare tali minacce e, soprattutto, di operare come “picchetto radar” avanzato, a integrazione della sorveglianza aerea a bassa quota dell’Aeronautica. Sbarcare a terra per impedire agli emigranti d’imbarcarsi sui barconi oppure per fare centri in cui selezionare immigrati e rifugiati mi sembra un’idea certamente romantica, ma irrealistica, dati la lunghezza delle costa e gli attacchi delle super-armate bande criminali legate al traffico di esseri umani.Esse non hanno nulla o poco a che fare con l’ISIS. Gli scartati dall’accoglienza in Italia verranno imbarcati sui gommoni in altri punti della costa. Solo le forze armate libiche sarebbero in grado di impedirlo.

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