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Così il Parlamento inglese difende i Servizi sulla cybersecurity

L’Intelligence and Security Committee of Parliament (Isc), organo parlamentare di vigilanza dei servizi d’intelligence britannici, attraverso il proprio report annuale ha dichiarato legittime le attività svolte dai servizi segreti di Sua Maestà nella raccolta massiccia di dati digitali, ritenendo tali attività “indispensabili per garantire i massimi livelli di prevenzione e protezione della sicurezza nazionale”.

Il report dell’Isc spiega che le agenzie d’intelligence non solo hanno agito nel rispetto delle leggi vigenti, guidati nelle loro azioni dalla “necessità e proporzionalità”, ma sottolinea come i servizi segreti, “attraverso il loro lavoro essenziale, hanno contribuito a prevenire complotti terroristici e attacchi informatici”.

Come riporta il Financial Times, il “watchdog” ha avviato le indagini dopo le rivelazioni di Edward Snowden, l’ex contractor della National Security Agency che nel 2013 ha rivelato i dettagli dei programmi di spionaggio elettronico sviluppati in collaborazione tra i servizi segreti di Washington e Londra.

La Commissione, in un passaggio particolare della relazione, sottolinea che “gli analisti d’intelligence leggono solo i contenuti attinenti alle comunicazioni che riguardano i sospetti criminali o obiettivi legati alla sicurezza nazionale”. Anche se – continua il report –il Government Communications Headquarters (Gchq) l’agenzia di spionaggio elettronico del Regno Unito, è in grado di effettuare intercettazioni di massa “questo non equivale a una sorveglianza generalizzata, né tanto meno è possibile equiparare le attività del Gchq alla sorveglianza indiscriminata”.

A queste affermazioni nella relazione dell’Isc fanno eco le dichiarazioni di Hazel Blears, membro del Comitato parlamentare, riportate dal Washington Post: “Il Gchq non raccoglie o legge le email di tutti indiscriminatamente. Non solo non ne ha autorità legale, ma ammesso che lo volesse, non possiede nemmeno le risorse o le capacità tecniche per farlo”.

La Commissione non si è però limitata a difendere le azioni condotte dai servizi segreti, ma ha avanzato anche delle critiche all’attuale quadro legislativo britannico che disciplina i meccanismi di sorveglianza, definendolo “opaco e inutilmente complicato”. In particolare, attraverso il report, la Commissione ha chiesto al Parlamento di prevedere una normativa nuova che “spieghi chiaramente i poteri di intrusione e sorveglianza messi a disposizione delle agenzie, e che evidenzi le finalità per le quali si possono utilizzare tali poteri e i meccanismi di autorizzazione prima di poterli attuare”. Con queste parole, hanno rimarcato molti osservatori, l’Isc ha voluto lanciare un messaggio chiaro al governo inglese che, come espressione massima del potere politico, emana le direttive per le azioni condotte dalle agenzie d’intelligence.


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