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Sindacati, partiti e corpi intermedi. Le visioni di Guerini e Ornaghi

Non sono i corpi intermedi il “nemico invisibile di Renzi”. Il premier farebbe molto meglio, piuttosto, a mettersi in guardia dalle “oligarchie indisciplinabili” che da più di “cinquant’anni” sopravvivono a qualsivoglia mutamento politico in Italia. E a rilanciare, al tempo stesso, la vita culturale e politica dei partiti, per far riscoprire al Paese il valore della rappresentanza.

È ciò che è emerso in occasione dell’ultimo appuntamento del ciclo “Integratori culturali”, organizzato dalla rivista Formiche in collaborazione con l’Alta scuola di economia e relazioni internazionali dell’Università Cattolica e Mediolanum Farmaceutici, dedicato al tema: “La cura dei corpi (intermedi). Nel tempo della democrazia immediata”. Al seminario sono intervenuti Lorenzo Ornaghi, presidente di Aseri, e Lorenzo Guerini, vicesegretario del Partito democratico.

IL POTERE DELLE OLIGARCHIE IN ITALIA

Il “bersaglio” che dovrebbe avere in mente il premier, così come “chiunque volesse innovare” la vita politica del nostro Paese, ha spiegato Ornaghi, è rappresentato da quelle oligarchie che “non appartengono né ai partiti né ai corpi intermedi”, ma che “sfuggono” a simili catalogazioni. Si tratta di oligarchie “indisciplinabili”, che “durano da cinquant’anni” e dalle quali non si capisce se Renzi “sia già stato catturato oppure le abbia prese come bersaglio”, ha ironizzato l’ex rettore della Cattolica. Centri che “vorrebbero conservare il potere fino alla morte”, come per esempio, “le oligarchie che si incontrano nelle grandi città italiane, nonché quelle strettamente connesse all’ambito comunicativo”, ha specificato Ornaghi, e che non sono accomunate da legami valoriali o partitici evidenti, ma da interessi che il più delle volte sfuggono alla nostra comprensione.

LA LOTTA DI RENZI AI CORPI INTERMEDI

Quanto ai corpi intermedi, la visione suggerita da Ornaghi ha offerto un più ampio orizzonte temporale rispetto a quello evocato, in un suo recente articolo, dal direttore del Foglio Claudio Cerasa, cui i relatori hanno fatto più volte riferimento. Questi, infatti, descrive i corpi intermedi come il “nemico invisibile di Renzi”, che li avrebbe presi di mira, come dimostrerebbero, a suo avviso, i tentativi di riformare autonomamente Camere di commercio, banche popolari, credito cooperativo, prefetture e partiti.

UNA CRISI CHE HA ORIGINI PIÙ PROFONDE

Il presidente dell’Aseri si è soffermato sulle origini profonde di quella che considera una vera e propria “crisi di rappresentatività” che ha investito i corpi intermedi; le cui cause pescano in un processo che ha addirittura anticipato un certo “atteggiamento di sospetto e diffidenza verso i corpi intermedi”, da qualche anno così diffuso in Italia in modo del tutto trasversale a qualsivoglia schieramento politico. Atteggiamento che, da ultimo, ha scoperto il fianco a tentativi, più o meno riusciti, hanno fatto notare Guerini e Ornaghi, di instaurare forme di “democrazia diretta”, di cui il Movimento Cinque Stelle è solo un esempio.

TRA ISTITUZIONI EUROPEE E ANTIPOLITICA

Innanzitutto, sulla crisi dei corpi intermedi, secondo Ornaghi, pesa il fatto che negli anni ’70, mentre riprendevano gli studi sul corporativismo, “l’attenzione degli studiosi è stata posta prevalentemente sulla governabilità a discapito della rappresentatività”. E più recentemente, i corpi intermedi, come i sindacati e le associazioni imprenditoriali, “anziché curare la propria rappresentatività, hanno curato l’efficacia dei servizi offerti” ai propri associati. Perdendone, tuttavia, un gran numero per strada.
Il colpo di grazia l’hanno dato, poi, “l’ondata di antipolitica che ha investito anche i partiti”, nonché il “radicamento prevalentemente nazionale che ha reso più difficile coalizzare interessi a livello europeo nell’epoca in cui mutavano i centri decisionali connessi all’avvento delle istituzioni comunitarie. Mentre i corpi intermedi, tradizionalmente, sono intermedi tra l’individuo e lo Stato.

UNA NUOVA LEGGE SUI PARTITI?

La realtà, insomma, “è molto più complessa”, ha chiosato Guerini e Cerasa “sconta l’esigenza di dover semplificare”, quando dice che “Renzi, si sa, è il politico sceso dalla Leopolda per sabotare i corpi intermedi”. Secondo Guerini, inoltre, l’esperienza del suo partito rappresenta, piuttosto, un “tentativo di dare risposta a questa crisi di rappresentanza e rappresentatività, realizzando qualcosa di nuovo”. E il governo, ha proseguito, fa bene a proporre una “nuova legge sui partiti, per ridefinire le regole interne e la trasparenza dei processi decisionali, dando così piena attuazione all’articolo 49 della Costituzione”. Ben sapendo che “non sarà certo lo strumento legislativo a risolvere questa crisi”.

ANTIDOTO CONTRO LA DEMOCRAZIA DELL’UMORE

C’è bisogno, ha concluso Guerini, di ripensare un “nuovo modello della rappresentanza”. E sicuramente il tema della “disintermediazione” è attuale, ma “pensare una democrazia senza corpi intermedi e partiti equivarrebbe a negare la storia oltre che la complessità del reale”. Anche perché, ha fatto notare Ornaghi, la “democrazia immediata è inevitabilmente destinata a tramutarsi in democrazia dell’umore”. Senza i partiti, infatti, quelle specifiche realtà che sono in grado di riunire i cittadini intorno ad “interessi comuni” oltre che a “ideali condivisi”, in occasione di ogni tornata elettorale saremmo semplicemente “in balia degli umori” della gente.



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