Più volte le nostre ‘’punture di spillo’’ hanno stigmatizzato l’ignavia di una classe politica e sindacale che costringeva Elsa Fornero a difendere da sola se stessa e la sua riforma delle pensioni dagli insulti e dalle minacce di quell’energumeno (è un giudizio di carattere politico) di Matteo Salvini. Nei giorni scorsi è intervenuto, alla buon ora, l’ex premier Mario Monti. Nel suo comunicato stampa Monti riconosce che ‘solo la preparazione e la determinazione del ministro Fornero, con l’appoggio dell’intero governo e la responsabile condivisione da parte della maggioranza (Pdl, Pd, Terzo polo), hanno permesso di approvare e rendere esecutiva la riforma in soli 19 giorni dall’entrata in carica del governo. Alcuni errori, nella fretta, sono stati compiuti e ad essi si è posto rimedio successivamente. Ma senza quella riforma delle pensioni – prosegue Monti – l’Italia negli ultimi tre anni si sarebbe avvitata in una crisi finanziaria tale da aggravare ancor più le difficili condizioni della nostra economia. Ciò è stato subito riconosciuto da tutti gli osservatori internazionali. Anche in Italia, al di fuori delle polemiche politiche, si sta facendo strada questa convinzione.’’ Ovviamente condividiamo queste considerazioni anche se nutriamo qualche preoccupazione in più dell’ex premier, dal momento che non passa giorno senza che la ‘’terribile coppia’’ Damiano-Poletti non sostenga (spesso con l’aiuto autorevole di Tito Boeri) la necessità di manomettere la riforma del 2011 proprio sul punto cruciale dell’età del pensionamento.
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Grazie al crollo dello spread e dei tassi di interesse sui titoli di Stato l’Italia risparmierà circa 4 miliardi. Quante inutili spending review e quanti demagogici tagli ai costi della politica sarebbero occorsi per realizzare un risultato di tale portata?
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Pare che la ‘’coalizione sociale’’ di Maurizio Landini si stia già sfasciando. Peccato. Sarebbe stato comunque un interlocutore politico più serio del M5S. Ammesso e non concesso – tuttavia – che l’urlatore Landini fosse riuscito a fare concorrenza al comico Grillo. Sempre spettacolo era.
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Circolano valutazioni ottimistiche in materia di assunzioni grazie al combinato disposto degli incentivi previsti dalla legge di stabilità e del contratto a tutele crescenti. Non è chiaro quale sia il fattore che ha pesato di più nelle decisioni delle 73mila imprese che hanno chiesto all’Inps i codici necessari per partecipare all’operazione. Ma che cosa succederà quando lo Stato smetterà di pagare le aziende (è quanto sta avvenendo in pratica) perché assumano a tempo indeterminato? Basterà a reggere l’impatto una disciplina meno rigida del licenziamento?