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Ecco come e quanto si rafforzano i Servizi segreti francesi

La strage di Parigi alla redazione di Charlie Hebdo ha catapultato la Francia in un incubo. A scatenarlo non è stata solo la vicenda in sé, quanto la consapevolezza dei tanti errori commessi dai Servizi segreti transalpini e la loro inadeguatezza nel confrontarsi con una minaccia che di fatto resterà sempre un po’ imprevedibile.

COSA CAMBIA

Per contrastarla, il governo francese ha puntato su una nuova legge che vuole rafforzare gli strumenti nelle mani delle sei agenzie d’intelligence di Parigi, che adesso potranno infiltrare e sorvegliare telefoni e posta elettronica di presunti o potenziali terroristi grazie a semplici autorizzazioni amministrative e non più solo da parte dei magistrati inquirenti. Movimenti terroristici come lo Stato Islamico fanno del web il loro principale  terreno di propaganda e proselitismo e l’Eliseo vorrebbe con queste norme eradicare il problema alla radice. Il disegno di legge presentato prevede anche il ricorso a nuove tecnologie che consentano agli 007 di piazzare microfoni, cimici, telecamere spia ovunque lo ritengano necessario. Potranno installare anche dispositivi keylogger, che registrano ogni battuta della tastiera di un computer.
Il testo fornirà una libertà di spionaggio elettronico anti-terroristico mai vista in Europa e costringerà gli operatori delle telecomunicazioni e le aziende hi-tech a collaborare con gli inquirenti accettando l’impiego di strumenti automatizzati di monitoraggio e a fornire loro dati e informazioni sui sospettati a fini preventivi.

LE CRITICHE

Uno scenario che – sull’esempio di quanto già accaduto oltreoceano – preoccupa molto i principali provider e i colossi del web come Google e Facebook e non è di facile attuazione. Le severe leggi statunitensi vietano infatti il trasferimento di dati sensibili all’esterno dei confini Usa, senza l’avallo caso per caso da parte di Washington.
Parigi punta invece a un filtraggio automatico e continuo dei cosiddetti metadati (ad esempio mail o geolocalizzazione, ma non contenuti), un’ipotesi che se si realizzasse vedrebbe associazioni per le libertà digitali, aziende del settore, ma anche singoli consumatori, sul piede di guerra. Per questo l’Eliseo pensa a un contrappeso: una sorta di commissione di vigilanza indipendente che vigili ed eventualmente freni un’attività di intelligence troppo invasiva.

LA DIFESA DI VALLS

La minaccia terroristica – ha spiegato il primo ministro francese, Manuel Vallsha raggiunto i livelli più alti. Nessuno è al riparo, nessuna società è risparmiata…“. Parole tese da un lato a illustrare le nuove norme, dall’altro a difenderle dagli attacchi di chi le considera un attacco alle libertà individuali e alla privacy.

A questi, Valls ha ricordato che i rischi del terrorismo jihadista sono ancora altissimi. Dopo gli attentati di gennaio in Francia, l’attacco di ieri a Tunisi ha rappresentato “un ennesimo allarme che annuncia che il mondo è cambiato. Niente più è come prima“. Il premier ha rassicurato che non si tratta in alcun modo di un “Patriot Act alla francese”, in riferimento alle leggi promulgate negli Stati Uniti dopo gli attentati dell’11 settembre 2001.

La guerra contro il terrorismo – ha affermato Valls – sarà condotta dalla Francia sempre con la forza del diritto“.



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