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Lavoro, giovani, sud. Le proposte di Mcl

“La nostra idea è che di fronte a questa crisi – che non è soltanto italiana ma che in Italia si fa sentire forse più che altrove, anche a causa della debolezza delle istituzioni politiche e di un mercato del lavoro spesso bloccato ancora da troppe rigidità legislative e
corporative – sia necessaria innanzitutto una grande svolta culturale”: è quanto ha detto stamattina il presidente del Movimento Cristiano Lavoratori (MCL), Carlo Costalli, intervenendo al Convegno su “Lavoro, politiche giovanili, nuovo welfare: punti di partenza per  ricostruire la speranza” – organizzato dal Mcl e dal Patronato Sias – che si è aperto questa mattina a Matera con il saluto del Vescovo di Matera-Irsina, Mons. Salvatore Ligorio.

Per Costalli serve “un’azione capace di incidere su molteplici livelli: dal fronte politico a quello delle relazioni sindacali; dal mondo della formazione, dove si impara il lavoro e l’imprenditoria, a quello delle relazioni sociali, dove si accredita il significato del lavoro come occasione per la formazione dell’uomo”.

Una questione complessa, quella del lavoro, che deve avere al centro soprattutto “i giovani e le difficoltà che incontrano, in particolare quelli del sud (ma non solo)”. Costalli ha voluto ricordare le proposte di MCL: alla base l’idea del ruolo centrale dei corpi intermedi “che qualcuno vorrebbe rottamare”. “L’idea dei nostri governanti che le riforme si debbano fare ‘contro’ i corpi intermedi , e non ‘con’ le forze sociali, è un grave errore politico”, ha detto il presidente del MCL.

Concetti approfonditi anche da Concetta Ferrari,  direttore generale del ministero del lavoro, la quale si è chiesta se esista ancora un ministero del Welfare, inteso come lavoro e previdenza sociale. “Viviamo una sorta di crisi di identità”, ha specificato la Ferrari: “La redistribuzione dei redditi, accompagnata dagli sforzi di tenere aggregati nel concetto di nazione e di popolo i corpi sociali, la famiglia, le aggregazioni come le onlus, le Caritas: sono questi gli elementi del nostro sistema di welfare”.

Ma “Il lavoro non il è welfare: è solo la base per il welfare”, ha proseguito l’alto dirigente del ministero. “Le ‘azioni di cura’ costituiscono il Welfare. Ora noi siamo proiettati verso lo smembramento del ministero: dunque se l’anima del ministero finora era costituita dalle politiche attive e passive del lavoro, accanto all’anima previdenziale e al fianco dell’azione sociale, da ora in poi rimarranno solo la previdenza e il sociale. Questo mentre la crisi azzanna le caviglie dei giovani in cerca di lavoro”.

Chiara la difesa del lavoro a tutele crescenti: “subito ci si è concentrati sulla possibilità di licenziamento, ma non è un rinnovamento vero e proprio, in realtà c’è sempre stata la possibilità di licenziare. Ora quello che cambia è il concetto di fondo da inculcare a chi entra nella pubblica amministrazione: quello che bisogna capire è che si entra in una struttura in modo temporaneo, e si è soggetti a rotazioni”.

Ecco, la nostra realtà chiede un profondo ripensamento: ” il sistema di welfare spontaneo, tenuto in piedi dalla famiglia, come è stato fino a ieri, non esiste più. Oggi i ritmi, le esigenze di carriera, rendono sempre più difficile la cura degli anziani, dei più giovani, di chi ha bisogno di assistenza. Un compito che oggi spetta ai corpi sociali intermedi”.

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