Caro direttore Michele Arnese,
consentimi alcune considerazioni a proposito della vicenda Renzi-Ministro Infrastrutture, di cui hai scritto con rispettoso equilibrio. Il caso occupa intere pagine di giornali, trasmissioni televisive monotematiche, dibattiti parlamentari, nonostante la questione sia piccina, piccina, piccina, evidenziando con chiarezza quanto siano piccini tutti: presidente del consiglio, partiti di maggioranza e di opposizione, giornali paludati e non, televisioni nazionali e locali. Una gigantesca inchiesta sulla commistione tra politica e affari, dove il ministro delle Infrastrutture viene quasi rappresentato come il protagonista, mentre non c’entra niente dal punto di vista penale. Non si capisce se una manovra politica ha indotto Renzi a liberarsi di Lupi, personaggio ingombrante, o se c’è stata una sorta di eterogenesi dei fini che ha portato alle dimissioni del ministro.
Il vergognoso affaire dei sottosegretari nominati dal governo Renzi, nonostante i processi in corso; le opache attività dello stesso presidente del consiglio quando era alla Provincia e al Comune di Firenze; le ombre calate sulla Boschi ministro delle riforme e su Poletti ministro del lavoro, verso i quali si poteva facilmente applicare il teorema “non poteva non sapere”, che provocò l’espulsione definitiva dalla vita politica e di governo di illustri esponenti della DC, del PSI, del PSDI, del PRI, del PLI avrebbero dovuto consigliare un comportamento equanime. Sono fatti che lasciano a dir poco interdetti al cospetto dell’onesto Maurizio Lupi, “ministro dimissionato”.
Si è organizzata una sceneggiata, Renzi opportunista e silente, su una falsa questione morale riguardante vecchie relazioni amicali del responsabile delle infrastrutture. I mass media lo hanno dipinto, non si sa se su commissione o meno, come esponente del regno del male, ignorando o farisaicamente fingendo di ignorare la sua storia personale e politica.
Ci si arroga il diritto di giudicare, di condannare, di crocifiggere il politico o il partito che dà fastidio: comportamento vergognoso e ignobile. Esiste almeno l’autorità e l’autorevolezza morale per dire: tu hai sbagliato, tu ti sei comportato bene, tu dovevi fare così o colà? Qual è l’etica pubblica, riconosciuta universalmente, di fronte alla quale tutti devono inchinarsi, popolo, società politica e civile? Ci sta? E’ applicata? No! A sinistra si continua a vivere con ipocrisia manifesta, secondo una rabberciata parodia della doppia morale, praticata dai comunisti in Italia, tanto che nel caso in discussione anche l’attuale capo del governo ha rispolverato la consumata teoria, cavalcando la tigre, ignobilmente e cinicamente, sapendo di trarne un sicuro vantaggio.
E allora, il problema della corruzione, che nel caso Lupi non c’entra niente, non lo si risolve con il timer di Sky che il presidente del Senato Grasso apprezza tanto, al punto di affermare che grazie a quel congegno si è accorto del tempo trascorso vanamente senza aver licenziato la legge anticorruzione. Né con leggi severissime, innalzando le pene e raddoppiando la prescrizione, né con la nomina del giudice Cantone a capo dell’autorità anticorruzione. Il problema della corruzione non sono solo le mazzette, i regali, la connivenza tra affari e politica, il voto di scambio. La corruzione riguarda la vita democratica all’interno dei partiti, l’organizzazione delle primarie nel PD a Genova, nelle Marche, in Campania (leggere quanto accaduto ad Eboli (SA) per portare a votare extracomunitari con documenti falsi) i tesseramenti fasulli, i congressi farsa, la formazione delle liste per le elezioni regionali, comunali, la selezione della classe dirigente.
Renzi ad ogni ora scandisce che l’Italia cresce, che l’Italia riparte, che l’Italia cambia. Cambiare è un termine con diversi significati, negativo e positivo, opto per il primo. I roboanti e contraddittori proclami del giovanotto fiorentino, soggetto cinico, tartufesco e ambiguo sotto l’aspetto politico, sono la migliore dimostrazione che l’Italia sta correndo una brutta avventura, che si spera finisca presto, proprio perché fuori da ogni principio etico. A tale proposito non c’è troppa differenza tra il caso Lupi e quello di Enrico Letta quando fu cacciato dal governo.
I partiti della seconda repubblica purtroppo hanno dimostrato di non avere grande interesse per l’etica pubblica. Il culmine lo si raggiunse quando alla Camera la maggioranza dei Deputati si espresse a favore della tesi che Ruby rubacuori fosse la nipote del Presidente egiziano Mubarak. Avere una buona politica significa avere partiti organizzati con un’etica di riferimento, con una fisionomia chiara, con programmi comprensibili, con una classe dirigente competente, esperta e onesta. La pertinenza non può essere del fantomatico centrosinistra o centrodestra, insignificanti parole che non esprimono nulla. La competenza deve essere dei partiti che devono presentarsi ai cittadini elettori con connotati riconoscibili. Come don Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare Italiano, combatté contro le “tre male bestie” della politica: statalismo, partitocrazia, sperpero del denaro pubblico, così oggi dobbiamo caratterizzare ad ogni livello il nostro agire politico, non dimenticando che la politica è la più alta forma di carità.