Uno scambio di lettere poco romantico quello tra il sindacato Falbi-Confsal e Alessandra Poggiani, direttrice dimissionaria dell’AGID e ora in corsa per le elezioni venete assieme alla candidata governatrice del Pd Alessandra Moretti. Oggetto della corrispondenza? Gli emolumenti erogati dall’Agenzia digitale di cui il sindacato guidato da Lucio Rizzo ha richiesto di poter prendere visione. La risposta – immediata – di Poggiani è stata negativa.
LA RICHIESTA DEL FALBI-CONFSAL
La Federazione Autonoma Lavoratori Banca D’Italia ha chiesto a Poggiani di poter “prendere visione […] degli emolumenti attualmente erogati a diverso titolo dall’AGID e la composizione della retribuzione individuale distinta per fattispecie, omettendo i nominativi dei precettori“. La richiesta è stata avanzata il 15 aprile sulla base del decreto legislativo 83/2012 che ha “previsto l’inquadramento nel comparto Ministeri di tutto il personal in servizio […] nei ruoli della costituita Agenzia nonché la determinazione di un assegno ad personam per il pareggiamento con la retribuzione in essere“.
Scopo dell’iniziativa sindacale? Ecco quello che si legge nella missiva: “Verificare i presupposti per un’azione in giudizio a tutela dei lavoratori rappresentati anche alla luce del rispetto dei principi generali dell’equivalenza tra mansioni, responsabilità e competenze, nonché accertare l’esistenza di eventuali oneri aggiuntivi posti a carico della finanza pubblica“.
IL “NO” DI ALESSANDRA POGGIANI
Alessandra Poggiani, che potrà svolgere le funzioni amministrative dell’AGID fino al 30 aprile 2015 (qui tutti i dettagli), ha rimandato al mittente la richiesta della Falbi con una risposta datata 22 aprile. Le ragioni? Da una parte, motivi di riservatezza dei dati richiesti (richiamando la deliberazione del Garante n. 23, 14 giugno 2013) e, dall’altra, perché “la legittimazione del sindacato non può tradursi, come nella fattispecie, in iniziative di preventivo e generalizzato controllo dell’intera attività dell’amministrazione datrice di lavoro“.
STUPORE E CONTRO-RISPOSTA
“Non posso omettere un certo stupore per la risposta sorprendentemente celere, ma fuorviate, incongruente con la richiesta ed omissiva che di seguito le esporrò“. Comincia così la risposta ad Alessandra Poggiani firmata da Lucio Rizzo il 23 aprile. Rizzo in primo luogo sottolinea l’improprio richiamo alla delibera 23 del 14 giugno 2007 del Garante per la Privacy in merito alle questioni di riservatezza dei dati. “Il legislatore ed il Garante si riferiscono alla dichiarazione che riguarda tutte le fonti di reddito del cittadino e non certo alla richiesta di conoscere il trattamento economico fondamentale ed accessorio corrisposta da un Ente pubblico“.
Inoltre, scrive Rizzo, la circolare 68/2012 dell’ARAN ne chiarisce la legittimità in merito al controllo da parte del sindacato nei confronti dell’attività dell'”amministrazione datrice di lavoro” che, secondo Poggiani, sarebbe illegittima. Quello di Poggiani, secondo il sindacato Falbi, è “un approccio tipico dell’imprenditore privato che dispone di risorse proprie ma inappropriato per un Ente che utilizza risorse pubbliche“.
“Si aggiunge, infine, che è stato chiesto di conoscere se e quali effetti la manovra complessiva delineata dal DPCM di equiparazione avrebbe avuto in termini di maggiori oneri contributivi e pensionistici. È evidente che tale questione è di assoluta rilevanza per i conti pubblici e per la corretta gestione finanziaria di codesta Agenzia, tuttavia, la risposta ricevuta ha preferito ‘sorvolare‘”.
RINNOVO DELLA RICHIESTA
Infine il segretario generale della Falbi a ribadito la richiesta di accesso ai dati sottolineando che “nell’eventualità non volesse, nell’ambito di una Sua autonoma considerazione e valutazione, rivedere la posizione assunta, non esiteò, a nome della Organizzazione che rappresento, a rivolgermi alle Autorità competenti“.