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Perché (non) conviene impiegare militari per la sicurezza dei tribunali

Impiegare i militari nella sorveglianza dei tribunali è la proposta avanzata dal procuratore della Repubblica di Torino all’indomani della strage al Palazzo di Giustizia di Milano. La soluzione ipotizzata sull’onda di una possibile emergenza sembra in linea con una prassi consolidata. Ma va vista in una prospettiva più ampia, in termini di opportunità e di costo/efficacia.

TABÙ PER LE DEMOCRAZIE OCCIDENTALI

L’impiego dei militari in servizi di ordine pubblico costituisce un tabù per le democrazie occidentali, a meno di casi particolari. In Gran Bretagna è in teoria previsto che forze di sicurezza militari sostengano le autorità civili in situazioni come quelle verificatesi in passato nell’Ulster.

Negli Stati Uniti una specifica legge proibisce espressamente che l’Esercito sia adibito a compiti di polizia locale (c.d. “Posse Comitatus“), a meno di contraria decisione presidenziale in caso di emergenza nazionale.

L’esistenza di eccezionali esigenze è prevista dall’ordinamento italiano (art. 93 del Codice ordinamento militare) come condizione per giustificare l’impiego, da parte dei prefetti, di personale delle Forze armate in funzioni di “sorveglianza e controllo di obiettivi fissi” e di centri per immigrati.

Ad essi è attribuita, secondo un modulo sperimentato sin dall’operazione “Vespri siciliani” del 1992 (la prima di tale tipo), la qualifica di agenti di pubblica sicurezza per identificare e perquisire persone e mezzi di trasporto.

MARINA MILITARE “POLIZIA IN MARE”

Diverso lo status del personale della Marina militare: i comandanti delle navi da guerra, quando in alto mare, sono infatti ufficiali di polizia giudiziaria per lo svolgimento delle funzioni di polizia marittima.

Questo spiega come la Marina abbia potuto svolgere importanti operazioni di contrasto del traffico illecito di migranti, nell’ambito dell’operazione “Mare nostrum”, arrestando scafisti e sequestrando navi madre su direttiva dell’Autorità giudiziaria.

Funzioni di polizia giudiziaria erano anche state attribuite al personale dei “Nuclei militari di protezione” (Nmp) imbarcati sui mercantili per protezione antipirateria, il cui impiego è terminato a marzo, dopo che un emendamento legislativo ha riservato le attività di protezione alle sole guardie giurate di società private.

CONTRORDINE “STRADE SICURE”

A inizio 2015 il Governo era intenzionato, per contenere la spesa pubblica, a porre termine all’operazione ‘Strade sicure’ che prevede anche pattuglie miste di personale delle Forze armate e delle forze di polizia.

Poi gli attentati di Parigi ed il crescere di minacce terroristiche hanno consigliato un ripensamento. Ecco dunque che con la legislazione antiterrorismo del D.L. 7/2015 il contingente di ‘Strade sicure’ è stato elevato a 4.800 operatori delle Forze armate da adibire ai servizi di vigilanza a siti ed obiettivi sensibili.

Critiche erano state espresse sull’operazione dai sindacati delle forze di polizia, con riguardo alle compatibilità finanziarie ed alle interazioni tra il comparto difesa e quello sicurezza.

Anche la Corte dei Conti ha nel 2013 esaminato questi aspetti mettendo in rilievo l’onerosità per la Difesa (spese eccedenti quelle finanziate per 73 milioni annui) e l’incertezza dei risultati ottenuti sul mantenimento dell’ordine e sulla sicurezza pubblica.

Qui l’articolo completo

Fabio Caffio è Ufficiale della Marina Militare in congedo, esperto in diritto internazionale marittimo.



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