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Mover per le strade della rivoluzione permanente

Quinta e ultima puntata della pubblicazione di alcuni estratti del libro Mover. Odissea contemporanea di Michele Silenzi, edito da Liberilibri. Il libro, tutto scritto in prima persona e in una forma ibrida tra il saggio e il romanzo che molto assomiglia a un diario di bordo, racconta le riflessioni e gli incontri del Mover, personaggio-archetipo della nostra contemporaneità in continuo divenire. Il fil rouge che tiene insieme il libro è il concetto di distruzione e ricreazione, di dissoluzione e riaggregazione rappresentati nella nostra quotidianità. L’altro protagonista è il tempo, sempre presente con il suo ritmo incalzante, un tempo non circolare ma che si lancia in avanti, creando in tal modo le condizioni perché protagonisti sempre nuovi riescano ad emergere. L’io narrante irrompe sul mondo e lo scompone in singoli episodi autobiografici o di fantasia, spezzoni di vita che si aprono e si chiudono di continuo e che non potrebbero esistere al di fuori della contemporaneità. (Redazione)

Dal cap 12 RIVOLUZIONE PERMANENTE

Il dono
Dalle parti di Bakersfield, California. A destra e a sinistra dell’highway ci sono decine di cartelloni di chiese appena fondate. THE LORD KNOWS YOU EVEN IF YOU DO NOT KNOW THE LORD. Accendo la radio della macchina presa a noleggio. Sto andando verso San Francisco. È una vita che voglio vedere quella città. Fa un caldo d’inferno. Accendo la radio. Non funziona bene. Non riesco a prendere una stazione musicale decente. Soltanto previsioni del tempo. Dicono che siamo attorno ai trentotto gradi. Il terreno at¬torno è bruciato. Giallo intenso. Un giallo senza vita. Continuo a girare le stazioni radio. Alzo gli occhi su un gigantesco Cristo dipinto su uno sfondo giallo che mi in¬dica con un dito fiammeggiante. I SAW THE LIGHT. Arrivo alla stazione di qualche radiopredicatore locale. La sua voce mi arriva chiara dalle casse della radio. Come se ce l’avessi lì a fianco. La sua voce è un’onda. Un continuo oscillare tra grida e toni bassi.

– Fratello che mi stai ascoltando. Dovunque tu sia. Guardati attorno e cosa vedi? Persone sole, uomini e donne alla deriva. Persi sul mare del mondo, senza una direzione, senza una bussola, senza una strada che possa riportarli a casa. Persi nel mare del grande ateismo che ci circonda tutti. Dove è finito Dio? Nessuno riesce più a vederlo. Nessuno riesce più a sentirlo. Sembra si sia realizzata la preghiera di un mistico tedesco: prego Dio che mi liberi di Dio. Ma lui non pensava a questo. Dio si è ritirato dal mondo. Pensiamo di essere diventati troppo intelligenti per credere in Dio. La conoscenza di Dio è misteriosa. Egli si nasconde.

Questa specie di cultura diffusa e semplificata ha creato un’ingannevole presunzione di sapere che si è impadronita di tutti noi. È come se a un poveraccio fosse stato dato un passaggio in limousine, gli fosse stato fatto credere di essere ricco e di stare andando in un albergo di lusso per poi venire scaricato solo in mezzo al deserto. Deserto della povertà. Deserto dell’ignoranza. Ma questa è la nostra prova. Qui si vedrà chi merita la salvezza. Non vi accontentate delle facili vie d’uscita. Siamo nudi, siamo soli fratelli.

Non c’è nessuno che possa aiutarci in questo. L’unico modo per ritrovare Dio è farlo da soli. Noi abbiamo eli¬minato Dio e Lui adesso non può più guidarci. Lo abbiamo cancellato dal nostro orizzonte, lo abbiamo esiliato nell’oblio e nella dimenticanza. Non può più essere la nostra bussola. E se non può essere Dio la nostra bussola di certo non può esserlo nessun altro. Vaghiamo lontano dalla ve¬rità. Ancora più lontano vaghiamo dalle rive della salvezza.

Tutto ciò che un uomo può fare per l’altro uomo è es¬sere caritatevole e donare. Non esiste altro che questo. Non esiste che la scelta di usare ciò che si ha, poco o tanto che sia, e darne una parte a qualcuno che ne ha bisogno. Gratuitamente, perché noi scegliamo di farlo. Chi riceve il dono viene beneficiato due volte: dal dono ricevuto, dal suo aspetto materiale e dalla possibilità di poter ringraziare per quanto ha ricevuto. Può provare gratitudine. Comprendere la bellezza del dono. Fare qualcosa perché si sceglie di farlo e non perché obbligato da qualcuno, da qualche ridistributore di ricchezza socialista che sogna un mondo senza carità.

Il dono ci educa e ci avvicina a Dio. Ci fa sentire il bisogno dell’altro e ci sottrae alla nostra solitudine di tutti i giorni. Ci impedisce di dare qualsiasi cosa per garantita, ci dà la sensazione di dover meritare il dono ricevuto. Di dovercelo guadagnare attraverso ciò che faremo grazie a quel dono. Fratelli e sorelle il dono non è un pezzo di carta timbrata.

Il dono non è soltanto la cosa donata. L’oggetto o la cifra che si dà gratuitamente a qualcuno. Il dono è il in cui individui sconosciuti entrano in contatto e creano un luogo aperto in cui Dio può fare la sua comparsa. In cui la gratuità di un gesto diventa miracolo come quando Gesù trasforma l’acqua della brocca in vino. E l’acqua si trasforma in vino perché il contenuto della brocca viene versato, perché viene condiviso creando uno spazio in cui gli uomini possono avvicinarsi ed entrare in contatto. In cui gli uomini possono creare uno spazio in cui Dio può affacciarsi. Anche se soltanto per poco. Anche se soltanto per il tempo in cui il vino viene versato, il dono dato, la gratitudine ricevuta. Senza reciprocità e gratitudine, senza dono, non può esserci avvento, evento, epifania. Non ci sarebbe più nulla da aspettare, più nulla da cercare, più nulla da svelare.

Il dono è negli occhi degli uomini che vi sono accanto, è lì che dovete ricominciare a cercare Dio. Nessuno può aiutarvi, siete soli adesso. Non cercate colpevoli perché non ce ne sono. Non cercate la colpa, cercate soltanto la strada. Dio è avanti, alla fine di questa strada. Alla fine del percorso che voi deciderete di intraprendere. Dio non è più una guida ma una meta. Avete fatto di tutto per farvi abbandonare da Dio. Beh, ora siete davvero soli. E dovete camminare. Noi uomini dobbiamo camminare come pro¬fezie del mondo da venire. Noi stessi siamo punti di pas¬saggio, fratture aperte nel mondo per lasciar passare la luce di quello che sarà. La salvezza è solo dentro di noi.
Amen to that.


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