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Isis a Ramadi, vi spiego la propaganda del Califfo. Parla padre Samir

Giovedì scorso è stato diffuso un nuovo lungo audio (33 minuti in tutto) dell’autoproclamatosi Califfo dello Stato Islamico, Abu Bakr al Baghdadi, in cui si chiede a tutti i musulmani di “emigrare” verso le terre conquistate dal califfato e di combattere il jihad. A motivare questa richiesta è la certezza (secondo al Baghdadi) che “l’islam non è mai stata una religione della pace”, quanto “una religione di guerra”. Il califfo – a quanto pare da tempo ferito e impossibilitato a muoversi, stando alle frammentarie informazioni di intelligence  – ha aggiunto che “nessuno dovrebbe credere che la guerra che stiamo combattendo sia la guerra dello Stato islamico. E’ la guerra di tutti i musulmani, che lo Stato islamico sta guidando. E’ la guerra dei musulmani contro gli infedeli”.

“MESSAGGIO ASTUTO DEL CALIFFO”

Un messaggio ad alto contenuto propagandistico fatto circolare proprio nelle ore in cui il Califfato conquistava Ramadi e si portava a un solo chilometro di distanza dall’antica Palmira. Uno dei commenti più acuti è stato scritto sul sito AsiaNews dal padre gesuita Samir Khalil Samir, d’origine araba e attuale rettore pro tempore del Pontificio istituto orientale. Scrive Samir che “questo è un messaggio molto astuto perché corrisponde alle aspettative di una parte del mondo islamico”. In particolare, a rallegrarsene, sono “i gruppi salafiti, che cercano di riportare la società allo stile e alla pratica del tempo di Maometto”. Per loro, questo “il vero islam”. L’appello di Abu Bakr al Baghdadi, aggiunge l’islamologo, “significa risvegliare qualcosa che dorme nel pensiero profondo dell’islam per dire: facciamo tutti la nostra hijrah (emigrazione, ndr), lasciamo tutti coloro che vogliono un islam di pace, e passiamo all’islam autentico che ha conquistato prima l’Arabia, poi il Medio oriente, e poi il Mediterraneo. Questa sarebbe l’ultima fase della lotta del profeta attraverso il suo nuovo rappresentante”. Tutto “molto simbolico”, rileva ancora padre Samir.

IL PROBLEMA DEI SALAFITI

Quanto alle possibilità di successo del nuovo appello, a giudizio del rettore del Pontificio Istituto Orientale, esso “quasi senz’altro scuoterà i musulmani salafiti”, coloro cioè che “prendono come modello la prima generazione dell’islam, e ciò spingerà molti musulmani tradizionalisti a diventare scalfiti e a combattere”.

LA SOLUZIONE E’ UNA RIFORMA INTERNA ALL’ISLAM

L’unica soluzione è “una riforma interna della lettura della storia islamica”, che faccia comprendere che quanto afferma il Califfo circa il fatto che “l’islam non è mai stato una religione di pace” non corrisponde al vero. E questo perché “l’islam ha avuto anche periodi di pace”, afferma Samir. Basta non paragonarlo alle crociate, che “sono state al massimo una guerra limitata per salvare Gerusalemme e i luoghi santi, ma non una guerra totale, santa, ispirata dal Vangelo”. Importante sarebbe mettere in pratica quanto detto all’Università di al Azhar, lo scorso dicembre, dal presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi: “Si deve andare in questo senso, e cercare di cambiare la mentalità degli imam che insegnano il Corano in modo letterale. Se si potesse dire ‘entriamo nella modernità, Dio ci ha dato nel Corano dei princìpi che sta a noi concretizzare nella vita quotidiana’, sarebbe già un fatto importante”, aveva osservato l’islamologo in un’intervista al Foglio.

LA VEGLIA PER I CRISTIANI PERSEGUITATI 

Nel frattempo, ai cristiani perseguitati, “martiri contemporanei”, sarà dedicata una Veglia di preghiera il prossimo 23 maggio, vigilia di Pentecoste. Ogni Chiesa locale potrà aderire, stabilendo le modalità. Lanciata dalla Conferenza episcopale italiana, l’iniziativa ha subito riscosso pieno sostegno anche da movimenti e associazioni cattoliche (ad esempio, Comunione e Liberazione e Azione Cattolica) e dalle chiese lontane. E’ il caso dell’Asia, dove il cardinale indiano Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, ha auspicato un triplo dialogo: con i poveri, le culture e le religioni.

LE PRIME DUE SANTE “MODERNE” DELLA PALESTINA

Una testimonianza significativa sarà data domani in San Pietro, quando il Papa canonizzerà quattro religiose tra cui due provenienti dalla Palestina, le prime dell’era moderna originarie di quella terra martoriata. Si tratta di Mariam Baouardy e Marie Alphonsine Ghattas. La prima nata in Galilea, la seconda a Gerusalemme.

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