Jobs Act a rischio costituzionalità. Potenziali effetti negativi sulla qualità della democrazia del nostro paese. Rischio di estendere a una più ampia platea di lavoratori il sentimento di insicurezza che oggi caratterizza solo alcuni.
Sono alcuni dei concetti chiave che emergono dalle analisi che la rivista ItalianiEuropei ha dedicato al Jobs Act.
La rivista edita dalla omonima fondazione promossa da Massimo D’Alema non lesina dubbi, perplessità e critiche sul provvedimento del governo Renzi che ha modificato le norme su contratti e mercato del lavoro. Un provvedimento su cui la sinistra del Pd ha riversato polemiche.
Negli scritti pubblicati da ItalianiEuropei i toni astiosi e gli slogan protestatari non ci sono, ma le conclusioni degli scritti sono tutt’altro che renziani. Dall’economista Maria Cecilia Guerra, alle ricercatrici dell’Istat Francesca della Ratta-Rinaldi e Federica Pintaldi, passando per la giuslavorista Maria Vittoria Ballestrero, le critiche non sono per nulla risparmiate.
L’economista Guerra, già vice ministro del Lavoro nel governo Letta, ora senatrice del Pd, sostiene tra l’altro che “non bisogna però sottovalutare l’aumento dei costi sociali che queste misure possono comportare, nonché le implicazioni sul sistema politico e sulla qualità della democrazia del nostro paese“.
Le due ricercatrici dell’Istat partono dall’assunto che “le numerose riforme che si sono succedute negli anni hanno reso sempre meno veritiera l’immagine di un mercato del lavoro italiano statico e soffocato da rigidità”. I dati rivelano infatti che, “complice anche la crisi economica prolungata, il lavoro in Italia si caratterizza sempre più per il suo essere atipico e a tempo parziale, strutturato su orizzonti temporali molto brevi, con frequenti casi di sovraistruzione e una perdurante precarietà anche per le fasce di età più adulte”, scrivono Rinaldi e Pintaldi. Conclusione: “È questa la realtà in cui si colloca il Jobs Act, e solo nel lungo periodo sarà possibile valutare appieno l’impatto del nuovo contratto a tutele crescenti e verificare se esso porterà davvero a ridurre la precarietà o non contribuirà piuttosto a estendere a una più ampia platea di lavoratori il sentimento di insicurezza che oggi caratterizza solo alcuni”.
Infine la docente di Diritto del lavoro all’università di Genova, Maria Vittoria Ballestrero, si spinge a individuare aspetti di incostituzionalità del provvedimento del governo: “Se in termini generali è possibile nutrire dubbi circa la compatibilità costituzionale dell’intero modello di flexicurity che le continue modifiche al diritto del lavoro stanno costruendo il Italia, il Jobs Act, nello specifico, presenta diversi elementi di incoerenza con i principi fondamentali della Carta costituzionale italiana e dell’ordinamento europeo, in merito sia alla scelta del ricorso alla delega legislativa, sia alla disparità di trattamento tra vecchi e nuovi assunti e alla precarizzazione del contratto a tempo indeterminato che va a introdurre”.