Netta vittoria in Polonia per i nazionalisti euroscettici e anti russi del PiS – diritto e giustizia -, il partito di Jarek Kaczynski. Al secondo turno delle elezioni presidenziali, il giovane sfidante Andrzej Duda è divenuto il nuovo capo dello Stato con il 53 per cento dei consensi. Un dato sufficiente a sconfiggere il presidente in carica, Bronislaw Komorowski, esponente di PO (Piattaforma dei cittadini, i centristi liberal europeisti), al governo dal 2007.
Che significa questo risultato? Quali le sue conseguenze per gli assetti europei e per un vicino teatro di crisi, come quello ucraino?
Sono alcuni degli aspetti analizzati in una conversazione con Formiche.net da Rocco Buttiglione, intellettuale cattolico, già ministro per le Politiche europee.
Professore, come interpreta il voto anti europeista della Polonia, un Paese che fa parte dell’Unione solo dal 2004?
Credo che più che anti europeista, il PiS vada descritto come un partito nazionalista anti tedesco. Il risentimento nei confronti dell’Europa c’è, ma ha a che vedere marginalmente con motivi economici, come per altri Paesi, come il nostro e in prevalenza con ragioni politiche.
Perché gli aspetti economici sono marginali?
L’economia polacca va benone, anche se sconta alcune diseguaglianze, frutto di un passaggio veloce da un’economia socialista ad una di mercato e di grandi differenze tra la parte occidentale ex tedesca, facilmente integrabile nel tessuto economico europeo, e quella più arretrata dell’ex impero russo.
E quelli politici?
Le pressioni di Bruxelles a favore dell’aborto e dei matrimoni gay sono state vissute come ingerenze dalla società polacca, di stampo marcatamente cattolico. Se non si tiene conto di questi fattori, si fatica a inquadrare il risultato del voto.
Alcuni analisti temono che il Paese possa vivere una deriva autoritaria simile a a quella ungherese.
Sono situazioni diverse. In Polonia la politica continua a farla il primo ministro. Il presidente è importante, ma subentra solo in caso di vuoti parlamentari, come in Italia. Non mi pare sia questo il caso.
Il partito del neo presidente Duda è anche l’unico ad aver detto di voler armare gli ucraini, nonostante la prudenza di Bruxelles.
Tutti i Paesi Baltici e la stessa Polonia vivono questo momento con grandissimo disagio. Varsavia ha aumentato del 30-40 per cento il proprio bilancio militare. A torto o a ragione sente addosso il fiato dell’orso russo. Forse esagerano, ma anche noi sbagliamo nel non accorgercene e nel non offrire loro risposte politiche a livello comunitario.
Ovvero?
Credo che Mosca non aspetti altro che un segnale per tirarsi fuori dal pasticcio in cui si è cacciata. Le sanzioni, unitamente al calo del prezzo del greggio, hanno sortito un effetto fortissimo sull’economia russa. Vladimir Putin ha un’ossessione per la Polonia, che deriva dalla Storia. Non bisognerebbe dimenticarlo. La strada è quella di riavvicinare la Russia all’Europa e non di isolarla, acuendo le tensioni.