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Isis, tutte le grane energetiche di Iraq e Iran

Non ci sono solo le sanzioni occidentali a minare la fragile stabilità economica di Teheran. Un gasdotto, che collega a Baghdad l’enorme giacimento iraniano di South Pars, è in procinto di dare il via ai suoi flussi commerciali. Ma i problemi di sicurezza iracheni e il maggiore ricorso alle riserve nazionali potrebbe spingere, nel prossimo futuro, a sottoutilizzarlo.

EFFETTO ISIS

È uno degli effetti dell’ascesa dei tagliagole del Califfato, che continuano a guadagnare posizioni non solo in Siria – dove hanno preso Palmira e sono ormai a pochi chilometri dalla capitale Damasco – ma anche nell’ex regno di Saddam Hussein, dove in queste ore l’esercito del Paese e le milizie sciite provano a liberare la città dai drappi neri.

UN DANNO INGENTE

Tanto per Baghdad quanto per Teheran si tratta dunque di un danno non da poco. Il gasdotto – spiega Interfax – entra in Iraq “dalla città di confine di Naft Shahr e attraversa la provincia di Diyala per la fornitura di tre centrali nei pressi della capitale”. È stato firmato “un accordo di fornitura tra Iran e Iraq nel 2013 per flussi iniziali di 4 milioni di metri cubi al giorno, fino a un massimo di 35 milioni di metri cubi al giorno durante i picchi di domanda in estate”. L’infrastruttura è un tratto della cosiddetta Friendship Pipeline, il Gasdotto dell’Amicizia, che nei piani dovrebbe attraversare Iran, Iraq, Siria e Libano per portare gas in Europa e nei Paesi attraversati. Tuttavia “anche Diyala lotta per non cadere nelle grinfie dell’Isis e il gasdotto è stato attaccato dai ribelli nel dicembre del 2013, durante la fase di costruzione”.

GLI ALTRI OSTACOLI

A questo va aggiunto che un po’ tutte le infrastrutture energetiche del Paese – giacimenti di gas e petrolio, oleodotti e raffinerie – sono nel mirino dei jihadisti di al-Baghdadi. Laddove non rappresentino una fonte diretta di finanziamento – rimarcano gli analisti – sono comunque un obiettivo strategico che depotenzia le capacità irachene, livellando le capacità delle parti che si scontrano.

IL PROGETTO

Nelle intenzioni, l’infrastruttura tra Iran e Iraq doveva essere un tassello di un ampio piano di Baghdad per modernizzare ed espandere la propria produzione di energia, in modo da coprire l’intero Paese, ancora largamente arretrato. Oltre al gasdotto, del progetto fanno parte infatti anche alcune centrali elettriche a gas, da alimentare con il maxi-giacimento iraniano.

OBIETTIVI LONTANI

Idem per l’Iran. Il South Pars – condiviso con il Qatar – è enorme e si trova in pieno Golfo Persico (secondo l’International Energy Agency, sotto tremila metri di fondale e 65 di acqua, sono contenuti 34mila miliardi di metri cubi di gas naturale iraniano). Sfruttarlo è primario per Teheran, ancora alle prese con il difficile negoziato sul nucleare con il gruppo dei 5+1). Tutti obiettivi che sembrano, al momento, quantomai lontani.



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