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L’assist di Putin a Berlusconi

Le diplomazie personali sono al lavoro per trovare nelle agende di Vladimir Putin e di Silvio Berlusconi lo spazio necessario per un loro incontro durante la visita in Italia del presidente russo. Che è atteso a Milano il 9 da Matteo Renzi per l’Expo e a Roma il giorno dopo per andare al Quirinale, dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e in Vaticano, da Papa Francesco.

E’ una visita, questa di Putin in Italia, di particolare rilievo nello scenario internazionale anche per i sospetti che gli americani non hanno nascosto, neppure nel G7 in Baviera, sui rapporti “speciali” che i governi di Mosca e di Roma si vantano di avere, al di là o nonostante le tensioni che caratterizzano invece le relazioni fra il Cremlino e la Casa Bianca.

Se i rapporti fra i governi russo e italiano sono “speciali”, in considerazione soprattutto dell’entità degli scambi commerciali fra i due Paesi, in sofferenza per le sanzioni praticate contro Mosca dall’Occidente a causa della crisi ucraina, le relazioni personali fra Putin e Berlusconi sono specialissime.

I due si scambiano regali ai loro compleanni e non si lasciano scappare occasioni per sentirsi, vedersi e rinnovarsi amicizia, in un andirivieni frequente fra le loro residenze ufficiali e private, di lavoro o di vacanza. Più fanno rumore i loro incontri, più i due sono compiaciuti, e si ripromettono di replicare.

L’ultima volta a Milano, nella villa privata di via Rovani, Berlusconi e i figli fecero letteralmente le ore piccole con Putin. Nell’autunno del 2011, a Roma, poco dopo avere perduto la guida del governo e passato le consegne a Mario Monti, Berlusconi ricevette nella sua residenza romana un Putin tanto ben disposto da mettersi a giocare assieme a lui con Dudù, il cane della fidanzata destinato a fare addirittura letteratura politica, con tanto di cronache e rubriche sui giornali.

Quanto più si mostravano increduli o infastiditi il presidente americano Barack Obama e la cancelliera tedesca Angela Merkel, nei vertici internazionali, ai racconti di Berlusconi sulle sue disavventure giudiziarie in Italia, tanto più Putin ne raccoglieva gli sfoghi durante gli incontri a due, o al telefono, comprensivo e solidale.

Degli sfoghi di Berlusconi sui processi che ne hanno accompagnato e disturbato, a dir poco, gli anni trascorsi al governo, ma anche quelli all’opposizione, Putin ha voluto lasciare una traccia clamorosa nelle battute finali della lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera alla vigilia del suo viaggio in Italia, e pubblicata sabato 6 giugno.

Interrogato sulle difficoltà, diciamo così, dei suoi oppositori, ai quali è capitato anche di essere uccisi in circostanze inquietanti, Putin ha detto testualmente che “a proposito della politica, come sappiano, nella lotta con gli avversari si ricorre a diversi mezzi. Basta ricordare – ha aggiunto – la recente storia dell’Italia”. La storia, cioè, delle indagini e dei processi contro l’amico Berlusconi. Al quale così Putin, sapendolo peraltro alle prese con l’ennesimo tentativo di salvare e persino di rilanciare il suo ruolo come federatore dei moderati, ha fornito un assist che potrebbe bastare e avanzare a rinsaldare i loro rapporti, anche se la diplomazia privata non dovesse riuscire a farli incontrare daccapo in questi giorni.

Sfiancati da quattro ore serali di anticamera al Cremlino e da oltre due ore notturne di colloquio e riprese televisive, il nuovo direttore del Corriere Luciano Fontana e Paolo Valentino, al quale è stato lasciato l’onore di firmare l’intervista, sono rimasti letteralmente senza parole davanti al finale voluto da Putin. Ma essi hanno forse evitato domande anche per il timore di vedersi ricordare da uno “zar” così informato delle cose italiane il ruolo svolto in quello che Berlusconi suole definire il suo “calvario” giudiziario proprio dal Corriere. Che nell’autunno del 1994 fu, nel pieno di un convegno internazionale a Napoli, fece lo scoop sul mandato a comparire predisposto dalla Procura di Milano a carico dell’allora presidente del Consiglio.

Per quanto destinato a concludersi con l’assoluzione, il processo che ne seguì fu solo il primo di una lunga e ancora incompiuta serie di conflitti fra i magistrati, di rito non solo ambrosiano, e Berlusconi, l’amico che Putin non ha mai abbandonato, diversamente dai vari Alfano, Bonaiuti, Bondi, Casini, Cicchitto, Fini, Fitto, Lorenzin, Lupi, Mauro, Pisanu, Sacconi, Schifani, per citarli in ordine rigorosamente alfabetico e fermarsi prima della V, in attesa di sapere se seguirà anche, o addirittura, Verdini.


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