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Droni, ecco i paletti dei Garanti europei

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Nuovi paletti per i droni. Le Autorità per la privacy europee, riunite nel Gruppo Articolo 29, hanno adottato un parere sull’impiego degli aeromobili a pilotaggio remoto per tutti gli usi civili, chiedendo maggiore attenzione a sicurezza e privacy dei cittadini.

A CHI È INDIRIZZATO

Il provvedimento, di cui è relatore il Garante italiano, è indirizzato ai costruttori, agli operatori, al legislatore nazionale e europeo e ai regolatori del settore per la tutela della riservatezza delle persone. A loro dà indicazioni e raccomandazioni, concentrandosi sul futuro di queste macchine, la cui versatilità le rende una tecnologia destinata ad assumere sempre maggior peso nelle nostre vite.

MOLTEPLICI USI

Gli usi civili dei velivoli a pilotaggio remoto sono potenzialmente estesi e ancora tutti da esplorare. In Italia vengono già usati per controllare lo stato di salute dei monumenti o per il monitoraggio ambientale, come nella Terra dei Fuochi. Mentre negli Usa, il vulcanico amministratore delegato di Amazon, Jeff Bezos, ha annunciato a fine 2013 che tra pochi anni la sua azienda di e-commerce sarà in grado di effettuare consegne veloci dei suoi prodotti attraverso i droni (anche se il progetto è ancora in fase di collaudo e oltre a risolvere problemi tecnici che questa rivoluzione comporta, avrà bisogno del permesso della Federal Aviation Administration, l’ente federale dei trasporti aerei).

IL BOOM DEI DRONI

Come sottolinea il rapporto Enac presentato il 16 giugno, l’anno passato ha coinciso con un boom degli Apr. Lo stesso ente ha dato nel frattempo attuazione al regolamento “Mezzi aerei a pilotaggio remoto” per rispondere alle esigenze di regolazione del settore, in vero fermento. Sono state valutate 177 dichiarazioni per attività sperimentale, 102 per operazioni specializzate non critiche, emesse otto autorizzazioni per operazioni specializzate critiche, riconosciute 69 organizzazioni di addestramento per Sapr parte teorica e pratica, emessi otto permessi di volo per Sapr, organizzati tre workshop nazionali sull’assetto normativo.

LE RIFLESSIONI DI SORO

Come confrontarsi con questo nuovo mondo? Per Antonello Soro (nella foto), presidente del Garante privacy italiano, “la sola ampiezza delle applicazioni oggi note, dalla ricognizione di aree impervie alle riprese di eventi o manifestazioni, dal monitoraggio di aree urbane alla verifica di impianti e strutture complesse fino agli usi amatoriali o ricreativi, dà bene l’idea di quali possono essere i potenziali rischi per la privacy delle persone”. Una sfida da affrontare con soluzioni tecniche e burocratiche, ma anche culturali. “Le attuali regole giuridiche rischiano di non essere più adeguate a questi nuovi sistemi di raccolta di dati personali così invasivi. Dobbiamo puntare sempre di più sulla “privacy by design”, su tecnologie rispettose dei diritti di libertà delle persone fin dalla loro progettazione. Il parere dei Garanti Ue – conclude Soro – è un primo passo” in questa direzione.

LA PERCEZIONE COMUNE

Non è infatti l’impiego dei droni in sé ad essere problematico – chiarisce il WP29 -, quanto gli effetti potenzialmente invasivi che può produrre il loro uso e che sfuggirebbero alla percezione comune. “Nel caso degli Apr – si legge in una nota – gli strumenti di tutela finora adottati risultano di ardua applicazione”. A ciò si aggiunge “l’attuale difficoltà di ricostruire con chiarezza la catena di responsabilità nell’utilizzo dei droni, ossia di chiarire chi fa cosa e per quali scopi”: spesso i droni “sono utilizzati da imprese che offrono servizi in “outsourcing” ad altri soggetti, i quali sono i veri titolari del trattamento ma non sempre hanno piena consapevolezza delle responsabilità derivanti”.

I CONSIGLI AGLI OPERATORI

Per questi motivi il WP29 ha indicato una serie di misure alle parti interessate. “Gli operatori avranno l’obbligo di fornire un’informativa tenendo conto delle peculiarità delle operazioni svolte”. È consigliato, secondo i Garanti, “un approccio multilivello: dai classici cartelli, ove possibile, a informative pubblicate sui siti di ciascun operatore e a piattaforme uniche che raccolgano le informazioni sui voli – ad esempio su siti delle Autorità di aviazione competenti – fino all’adozione di misure per rendere il più possibile visibile e identificabile un drone”. Gli operatori inoltre dovranno “scegliere una tecnologia che limiti la raccolta e il trattamento dei dati a quelli indispensabili alle loro finalità e adottare idonee misure di sicurezza”.

LE RACCOMANDAZIONI PER I LEGISLATORI

Al legislatore nazionale e europeo e ai regolatori di settore il WP29 caldeggia “l’introduzione e il rafforzamento delle norme che consenta l’utilizzo dei droni nel rispetto dei diritti fondamentali; lo sviluppo e l’introduzione (in collaborazione con i rappresentanti dell’industria, i costruttori e gli operatori di settore) di criteri per la valutazione di impatto privacy; l’individuazione di modalità di cooperazione tra autorità di protezione dei dati e autorità per l’aviazione civile; l’utilizzo dei fondi di ricerca Ue per l’individuazione di strumenti tecnologicamente adeguati per fornire l’informativa agli interessati e favorire l’identificazione dei droni”.

IL LAVORO DEI COSTRUTTORI

Infine, ai costruttori il WP29 raccomanda “l’adozione di misure di privacy by default”, la “promozione di codici deontologici” e l’adozione di “misure per rendere il più possibile visibile e identificabile un drone”.

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